Una notta indimenticabile, una cornice di pubblico e colori da emozioni uniche
Vale la pena restare 14 anni a digiuno da trofei, ammalarsi inguaribilmente di calcio nell’arco di una vita intera, se questo è il prezzo da pagare per una notte così. Una notte di amore supremo e celestiale, di rumore che spacca i timpani e fa tremare i seggiolini, spazzando via le inquietudini e quella cronica paura di non farcela.
I romanisti hanno cantato per novanta minuti, sventolando bandiere e sciarpe in ogni settore. Fin dal pomeriggio, la passione ha inondato arterie, vie e strade in tutta la città. Poi la coreografia degli ultras sulle note di “Roma Roma Roma” è da cartolina: la Curva Sud colorata di porpora e oro, con due gigantografie raffiguranti due antichi romani e sotto uno striscione scritto in latino: ”In Britannia tutti temevano il nome dei romani“.
Il paradiso sembra davvero possibile. E dopo aver goduto in un amplesso collettivo che coinvolge cuore e mente, al fischio finale sugli spalti si piange e ci si emoziona tutti insieme.
Lo scrive Il Corriere dello Sport.