Incredibile l’involuzione di Tammy Abraham
Il derby dei centravanti assenti. Con una differenza sostanziale: quello della Lazio, Ciro Immobile, era in panchina a fare il tifo per i compagni, non disponibile. Quello della Roma, Tammy Abraham, era invece in campo a cercare di aiutarli, ma non c’è riuscito. E non è stata neppure la prima volta, in questa stagione.
Perché dell’attaccante determinante che lo scorso anno trascinava la squadra sembra essere rimasto, davvero, ben poco. Non tanto nei numeri, quanto nelle giocate. Nella prima esperienza romanista Abraham teneva palla, giocava bene, lottava, era sempre un valore aggiunto. E poi, solo poi, segnava anche.
Quest’anno ha iniziato male, Mourinho lo ha definito poco concentrato in alcune occasioni, poi il livello delle prestazioni è cresciuto, ma è ancora lontano parente di quello del passato. Ieri all’Olimpico l’attaccante inglese ha giocato la partita numero 50 in Serie A: fin qui ha segnato 19 reti e solo un giocatore esordiente, nell’era dei tre punti a vittoria, aveva fatto meglio nello stesso periodo. Quel giocatore era Edin Dzeko e i gol erano 21.
Una piccola, piccolissima, consolazione per Abraham, che adesso andrà al Mondiale, salvo sorprese con la speranza di ritrovarsi sapendo di partire molto indietro nelle gerarchie. Ieri, oltre ad aver sbagliato quasi tutti i passaggi più elementari, senza avere mai la lucidità giusta nel finalizzare l’azione (tiri in porta o passaggi ai compagni), Tammy è il romanista che è finito più volte in fuorigioco, che ha sbagliato più dribbling e che tra i tiratori, dopo Pellegrini, ha fatto meno passaggi positivi, appena 15. Lo scrive “Il Corriere dello Sport”.