Lorenzo Pellegrini vuole tornare a giocare. Lo aveva fatto e bene prima dell’ultimo infortunio agli adduttori. 10 minuti col Servette per indirizzare una partita un po’ spenta con un assist per Belotti e un gran gol al volo a chiudere il match. Poi quel contro movimento a metà campo, lo ha rigettato nello sconforto.

Un altro mese di stop, tante gare viste dalla tribuna, compresa l’ultima contro il Lecce che da tifoso della romanista oltre che da capitano di questa squadra, ha avuto un effetto particolare su di lui. Per la strenua difesa del pubblico e della Sud nei suoi confronti in merito alla querelle Corona, per la vittoria in extremis con tanto di rimonta firmata Azmoun-Lukaku. Emozioni forti, emozioni da romanista.

Dopo 25 giorni di recupero, fisioterapia, lavoro anche pomeridiano con il suo staff, le prossime ore saranno decisive per capire se potrà tornare tra i convocati domenica ed essere utile alla causa magari anche nei minuti finali. La voglia di Lorenzo è altissima, sarà sottoposto a nuovi controlli che tutti a Trigoria, a partire da Mou, sperano dia il via libera per tornare a lavorare gradualmente in gruppo. ‘Work in progress’ come si sussurra dal suo entourage, con quel pizzico di scaramanzia necessario soprattutto perché Pellegrini si è fermato troppe volte. 

In questa occasione non saranno presi rischi, ma il derby – anche visto come la Roma li ha persi lo scorso anno – è uno stimolo incredibile per un calciatore che ha dimostrato spesso in questi anni di avere una soglia del dolore molto alta. Mourinho lo ritiene la luce della Roma, al pari di Dybala, dal punto di vista tecnico e Lorenzo, per scrollarsi di dosso anche le vergognose illazioni extra campo di questi giorni, vorrebbe togliersi la soddisfazione di tornare al successo nella stracittadina. L’ultima vinta in ordine di tempo lo vide assoluto protagonista tra assist e quella perla su punizione che spinse Totti ad alzarsi e ad applaudirlo.