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Il cuore di Mou, la pancia del tifoso, i pensieri di Dan

Josè Mourinho ha aperto al rinnovo, ma Dan Friedkin riflette tra possibili sostituti, risultati e la vox populi che spinge per lo Special One

Non è solo questione di feeling. Indubbiamente Cocciante non pensava alla Roma quando cantò questa hit, ma il riferimento musicale ci sta. Josè Mourinho e Dan Friedkin, due personaggi diversi, due protagonisti della Roma di oggi e forse anche di domani. Divisi non dai rapporti, di profonda e reciproca stima, ma dalla possibilità di continuare a lavorare insieme oppure no.

La tematica è nota: lo Special One è in scadenza ma domenica scorsa, in maniera totalmente anomala rispetto ai suoi oltre 20 anni di carriera, ha tracciato un solco: “Vorrei restare, non vorrei separarmi da questa gente unica, sono disposto a restare a prescindere dal progetto che la proprietà mi presenterà. La mia ambizione e la mia frustrazione sono le stesse di Friedkin”. Un’apertura sorprendente (per qualcuno del tutto scenografica) che un produttore cinematografico come Dan Friedkin da una parte avrà sicuramente apprezzato, ma dall’altra ha portato ad una reazione filtrata in queste ore da Trigoria: “Aspettiamo e vediamo i risultati”.

Insomma, le riflessioni nell’ufficio del proprietario texano proseguono e sono tutt’altro che concluse. Work in progress, con un’attenzione al presente e uno sguardo obbligato al futuro prossimo. E non è detto che l’epilogo sia lieto per Mou.

Un fatto è certo. Nonostante i risultati altalenanti, una prima parte di stagione sostanzialmente deludente (giallorossi secondi nel girone di Europa League e mai in zona Champions se non per un paio di giornate), ma con ampi margini di rilancio, la pancia del tifoso, nella stragrande maggioranza dei casi, vota ancora per Mou. Lo stadio è ai suoi piedi, lo osanna e lo ritiene ‘la soluzione non il problema’.  L’osmosi tra il pubblico e l’allenatore è totale, si percepisce e viene costantemente dimostrata allo stadio con striscioni e cori ad personam.

Un presidente però deve ragionare e valutare tutto. Risultati, rendimento, valorizzazione della rosa, ricavi, sostenibilità, costi, prospettive e possibili sostituti. Proporre il rinnovo al portoghese sarebbe da una parte la scelta più facile. Mou è stato ed è parafulmine della Roma, magnete, uomo forte e polo attrattivo sul piano mediatico e sportivo. E’ il leader maximo di Trigoria, lo è agli occhi della squadra e degli altri dipendenti dell’area sportiva, ma resta sempre l’allenatore.

I piani societari dipendono da Friedkin, che presto sfonderà il tetto del miliardo di euro di investimenti nella Roma. La riflessione dunque, al cospetto di una squadra che ha raggiunto due finali (e una l’ha vinta) ma non ha mai centrato la Champions, appare doverosa. Non fosse altro perchè dopo l’arrivo di Lukaku, scortato a bordo dell’aereo presidenziale da Londra a Ciampino, proprio Dan ha fissato l’obiettivo stagionale: “Quarto posto, priorità assoluta”.

Del doman non vi è certezza, ma i tempi stringono. Lo Special One ha sottolineato che non aspetterà giugno, ma le dichiarazioni di Bologna sostanziano l’idea di poter proseguire insieme, rivoluzionando una rosa che comunque andrà fortemente ristrutturata anche con un altro tecnico. Gennaio probabilmente sarà il mese del dentro o fuori. E in attesa magari di qualche segnale positivo da altri potenziali candidati alla panchina, Friedkin continuerà a pensare cosa sia meglio per la Roma. Senza farsi condizionare dall’ambiente, come è giusto che sia. In silenzio, ma con i soliti effetti speciali.

 

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