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Perché restare fedeli a Mourinho è la scelta giusta

Sui social impazza la protesta post-derby, la piazza si spacca sul futuro del tecnico: ecco i motivi per cui lo Special One non merita l'esonero

Dopo la sconfitta nel derby contro la Lazio, maturata lo scorso 10 gennaio allo Stadio Olimpico, José Mourinho si trova al centro di una tempesta mediatica e delle critiche di una buona fetta di tifosi romanisti che, insoddisfatti dei risultati recenti, ne chiedono addirittura l’esonero. La situazione di malcontento, già presente nell’ambiente in maniera velata, si è acuita con la recente eliminazione ai quarti di Coppa Italia, alimentando ulteriori proteste e dibattiti animati sotto tutti i profili social giallorossi.

I tifosi, in particolare, esprimono delusione per l’andamento della squadra negli ultimi mesi, chiedendo la testa del tecnico a causa dei risultati altalenanti. Una contraddizione evidente, considerando che fino allo scorso 31 maggio 2023, data dell’ultima finale di Europa League, persa dai giallorossi ai rigori contro il Siviglia, lo Special One, nonostante la sconfitta, era acclamato dall’intera piazza come una sorta di divinità. Un cambiamento di tono del genere, di conseguenza, solleva inevitabili interrogativi sulla coerenza e la pazienza della tifoseria, da sempre famosa per la sua irrequietezza, che anche in questo caso sembra dimenticare con un colpo di spugna le recentissime gesta del tecnico.

Va sottolineato che la Roma ha affrontato un inizio di stagione segnato da un numero scioccante di infortuni, costringendo Mourinho a operare con una rosa sempre più ridotta. L’allenatore portoghese, per ovviare a ciò, ha spesso dovuto fare affidamento a riserve e giovani talenti della Primavera, situazione che inevitabilmente ha influenzato i piani stagionali della squadra. Da annotare anche il fallimento delle operazioni in entrata svolte la scorsa estate. Per dimostrarlo, basta citare la gestione del centrocampista Renato Sanches, arrivato in prestito dal Paris Saint-Germain durante l’estate su volere del General Manager Tiago Pinto, oggi dimissionario, rivelatosi poi un vero e proprio flop, con soli 228 minuti giocati tra campionato e coppe e innumerevoli stop dovuti a piccoli problemi fisici. Come dimenticare l’emblematica scena avvenuta a Bologna, quando Mourinho, durante la trasferta di campionato con i rossoblù, lo ha fatto subentrare nell’intervallo, con il fine di cambiare il destino della partita, solo per sostituirlo 18 minuti dopo per scelta tecnica. Una mossa che ha lasciato intendere una bocciatura definitiva nei confronti del ragazzo.

In un contesto di questo tipo, dunque, che arriva a coinvolgere, anche se in maniera minore per alcuni, le operazioni in entrata di Aouar, Paredes, Kristensen e N’Dicka, emergono dubbi sulla possibilità di vedere una Roma migliore di quella attuale. La responsabilità non può essere attribuita esclusivamente al tecnico, il rendimento deludente dei nuovi innesti è un problema che coinvolge più attori all’interno della squadra, compresi dirigenti e staff tecnico. In aggiunta a ciò, nella confusione generale scaturita nell’ambiente negli ultimi giorni, Mourinho è stato anche accusato di aver disertato una seduta di allenamento a Trigoria. In conferenza stampa, il portoghese ha difeso la sua professionalità, rispondendo alle critiche: “Sono qui da due anni e cinque mesi, e sono l’unica persona che non ha perso un minuto di una sessione di allenamento. Non ho mai perso niente, neanche quando erano tutti malati. Non accetto che la mia professionalità e la mia dignità siano messe in discussione. Se c’è un esempio perfetto di professionalità sono io”.

Nonostante il periodo difficile, dunque, esonerare Mourinho sarebbe un grave errore. La squadra ha bisogno di stabilità, continuità e di un leader carismatico a cui appoggiarsi; tutte qualità che José ha ampiamente dimostrato di poter offrire nel corso della sua carriera. In due anni e mezzo a Roma, sul piano prettamente pratico, lo Special ha condotto la Roma a vincere la Conference League, conquistando il primo trofeo europeo della storia giallorossa dopo sessantuno anni, e ha riportato i tifosi a festeggiare a Circo Massimo, dopo quattordici stagioni di esasperante digiuno. Successivamente, ha guidato la squadra fino alla finale di Europa League, cadendo con dignità solo ai rigori, in seguito a una discutibile direzione arbitrale del direttore di gara inglese, Anthony Taylor.
Ora, l’obiettivo è tornare a far risuonare nelle orecchie dei tifosi l’inno della Champions League, assente dalla stagione 2018/19. Esperienza e compattezza dell’ambiente possono essere la chiave.
La sfida, dunque, è trovare un equilibrio, assieme al fondamentale aiuto dei tifosi, e guidare la squadra alla risalita.
La Roma ha un progetto ambizioso, Mourinho è l’uomo giusto per realizzarlo. Non si accettano alternative.

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