Sarri batte Mourinho senza spettacolo ma con tanto pragmatismo
Per la bellezza, ripassare. Lo spettacolo c’è stato solo sugli spalti, con le coreografie di un Olimpico ancora una volta esaurito. Questo derby non passerà alla storia né per il gioco né per le occasioni. È stato un derby giocato sulla tensione, sulla paura di perdere la chance di allungo e di sorpasso. Lo ha deciso un episodio e quell’episodio ha favorito la Lazio che così ritorna davanti alla Roma e si piazza in zona Champions, al terzo posto.
Forse sarebbe stato più giusto un pari per quel, davvero poco, che si è visto, ma ha avuto la meglio la cinica concretezza della Lazio sulla prudenza iniziale e la confusione finale della Roma. Per certi versi, si può dire che Sarri abbia battuto Mourinho con le sue armi.
Il primo round è stato certamente deprimente sotto il profilo del gioco, con la Roma che nei primi cinque minuti ha fatto due squilli con Zaniolo ma poi si è incartata nei troppi passaggi laterali tra difensori con scarichi sulle fasce o lanci lunghi quando ormai la Lazio era ben posizionata.
Soltanto un episodio o un errore avrebbe potuto sbloccare la sfida. E difatti eccolo, l’errore di Ibanez che si faceva contrastare da Pedro mentre stava per cercare l’uscita palla al piede, ma quella palla è finita tra i piedi di Anderson che non s’è fatto pregare ad infilarla alle spalle di Rui Patricio.
Il colpo ha dato una svegliata alla Roma che ha cercato di velocizzare la manovra e per poco non riusciva a pareggiare con il tiro di Zaniolo, deviato da Marusic, finito sulla traversa. Ma è stato l’unico acuto, perché la Roma steccava in avanti con un Abraham a dir poco deludente e un Pellegrini ben controllato e in precarie condizioni che non riusciva a inventarsi la giocata. Lo scrive “La Gazzetta dello Sport”.