De Rossi e tre senatori volevano allontanare Totti, Di Francesco e Monchi
E alla fine il caos si materializzò, portando in dote inevitabili strascichi e rischi – o minacce – di querele da parte di Daniele De Rossi. Sono bastate due pagine “retrosceniste” del quotidiano “La Repubblica” per rimettere indietro gli orologi e far piombare la Roma nelle polemiche più calde.
Scrive e analizza gazzetta.it che le tante voci che nelle ultime settimane sono circolate insistentemente intorno al divorzio con De Rossi hanno trovato una prova più forte e diretta in un “carteggio interno, compresa una mail” che il preparatore atletico Ed Lippie, uomo di fiducia di Pallotta, nel dicembre scorso avrebbe scritto al presidente, sottolineando come i “senatori” della squadra – e vengono citati appunto De Rossi, Dzeko, Manolas e Kolarov – non avrebbero fiducia nei sistemi di gioco di Eusebio Di Francesco e nella gestione dell’ex d.s. Monchi, mentre Francesco Totti sarebbe mal supportato nel suo ruolo dirigenziale a Trigoria.
Come fonti di Lippie escono fuori due nomi: il medico Del Vescovo e il capo dei preparatori Stefanini, quest’ultimo assai legato a De Rossi, tanto da essere citato nella mail di commiato. Nella epurazione pallottiana di fine inverno – che vede cadere allenatore e direttore sportivo, con rimpasto anche delle deleghe dirigenziali – perdono il posto anche Del Vescovo e Stefanini, con ulteriore freddezza di rapporti tra Totti e De Rossi, poi evaporata.
L’articolo di “Repubblica” appanna anche la figura di De Rossi, a cui si attribuisce una dichiarazione che avrebbe fatto alla dirigenza a Trigoria al momento dell’acquisto di Nzonzi, destinato teoricamente a fargli ombra: “Se non risolviamo la cosa, vi faccio arrivare decimi”, mandando il suo procuratore a trattare la rescissione del contratto (mai avvenuta).
Il polverone sollevato dall’addio di De Rossi, secondo la ricostruzione del quotidiano, avrebbe scatenato anche gli appetiti di figure interessate al club, nella bufera per via della contestazione dei tifosi. Appaiono le figure di Ferrero, De Laurentiis, gli sceicchi del Qatar, tutti interessati, secondo una apparente strategia, a corteggiare una proprietà in difficoltà con i propri sostenitori. Insomma, come si diceva, un vero e proprio caos. Tanti pezzi staccati veri, presunti, sussurrati che uniti alla fine formano un quadro. E adesso si attendono le reazioni.