Si lavora per far giocare una partita fuori dai confini nazionali
Il calcio è sempre più televisivo, ma è guardando le partite dal vivo che si resta rapiti dalla sua magia. Lo sa benissimo la Lega di serie A che, attraverso il suo amministratore delegato Luigi De Siervo, auspica “almeno una partita a stagione da far disputare all’estero“. Il perché non è un segreto per nessuno: aumentare il fatturato.
“La nostra sfida e quella delle altre leghe europee – spiega De Siervo – è di andare a conquistare nuovi mercati e questo lo si fa andando a giocare partite all’estero e creando un percorso di avvicinamento al nostro campionato e al nostro Paese“. La serie A si candida a esportare i suoi gol da tre punti e non più quelli di amichevoli di lusso o eventi straordinari, come la finale di Supercoppa che già da anni varca i confini nazionali (anche quest’anno si giocherà a Riad, Arabia Saudita). La NBA già da anni porta in giro per il mondo i suoi giganti. Sabato scorso sono stati 29 anni dalla prima volta: 2 novembre 1990, Phoenix Suns-Utah Jazz si affrontarono a Tokyo. Dal 2011 la NBA ha nella O2 Arena di Londra il suo quartier generale europeo. Anche la NFL , football americano, dal 2007 emigra e anche per la palla ovale la meta preferita è Londra, stadio Wembley, dove giusto domenica scorsa gli Houston Texans hanno battuto 26-3 i Jacksonville Jaguars.
Il calcio europeo ci sta provando. L’anno scorso è stata la Liga spagnola ad andarci vicino: Girona-Barcellona il 26 gennaio scorso si sarebbe dovuta giocare a Miami, in Florida. Era già stato pianificato tutto, compresi rimborso e ospitalità (volo e hotel) per gli abbonati o i possessori del biglietto del Girona. Saltò tutto a un mese dall’evento, ufficialmente per mancato accordo fra gli organizzatori. In realtà pare fu la Fifa a opporsi. Politici e tifosi, invece, bloccarono l’export delle partite di Premier League inglesi. “Stiamo aspettando che prima Fifa e poi Uefa creino delle regole certe“, conferma De Siervo. Lo scrive Il Messaggero.