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Monchi: “Il Siviglia è cresciuto molto mentre ero alla Roma”

Le parole dell’ex ds della Roma

Il direttore sportivo del Siviglia Monchi ha parlato ai microfoni della radio ufficiale del club durante la trasmissione ‘Only Sevilla’, facendo il punto del primo anno dopo il ritorno dall’esperienza alla Roma:

“Tutto è stato molto veloce e intenso. Penso che molte delle cose che avevo in mente il giorno del mio ritorno siano state realizzate. Il club è cresciuto molto mentre ero a Roma e ora abbiamo il desiderio di continuare a crescere in futuro per mettere il Siviglia nell’avanguardia nel calcio europeo. Ho visto un Siviglia che aveva chiaro in mente dove potesse arrivare nel futuro, un club desideroso di fare cose nuove. Sono salito su questo treno per aiutare con la mia esperienza e le mie conoscenze”.

“Ho ancora i miei difetti e i miei pregi, alcuni li ho messi da parte. L’esperienza ti permette di analizzare le cose più freddamente. Sono maturato in questo aspetto. Quando devi gestire un aspetto così eterogeneo come uno spogliatoio, devi sapere che è necessario trasmettere molte idee e far arrivare bene un messaggio”.

“I tempi del calcio di oggi sono difficili da gestire, il “presente” mangia tutto. La classifica settimanale copre ogni tipo di messaggio a breve o medio termine. Il progetto che inizia con il mio ritorno è quello di cementare un futuro importante, con le basi per continuare a crescere e avere successo. Una prima base è stata la stagione in corso: sono soddisfatto di ciò che è stato fatto finora, sapendo che è stato molto difficile con tutti i cambiamenti apportati in estate. Il lavoro dell’allenatore è stato fondamentale per inserire i nuovi giocatori in così poco tempo. Anche il presidente e il Consiglio sono stati fondamentali per affrontare tutta questa rivoluzione. Ora, ciò che ci aspetta è entusiasmante e siamo sulla strada giusta”.

“L’esigenza è una delle leve su cui il club è cresciuto, è nel nostro dna. Vorrei combinarla con un’altra serie di qualità, come l’unione, la maturità, la fiducia. Questo progetto negli ultimi anni ha sempre avuto esigenza e umiltà. Abbiamo dovuto capacità di assumere in ogni momento i ruoli necessari. L’esigenza non si può perdere, ma non deve nemmeno trasformarsi in frustrazione. Non andare in Champions League non sarebbe un fallimento. Voglio andare, mi sveglio sognandolo ogni giorno, ma essere quinto non è un fallimento, è qualcosa che può essere migliorato”.

“L’aspetto delle cessioni per crescere dev’essere chiarito. Noi cerchiamo di avere una squadra con un costo superiore rispetto a quello che il nostro bilancio ci permette. Per generare plusvalenze, c’è un lavoro dietro da fare. Giocatori con prezzi convenienti che salgono il loro valore per poterli vendere. Questo modo di lavorare non genera alcun trauma in me, perché so che è un modello di successo. Costruiremo un modello che ci lasci la possibilità di decidere in ogni momento se vendere o non vendere i giocatori”.

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