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“I Friedkins”, seconda puntata. (Piccolo spoiler: non si vince nemmeno stavolta)

Da Fonseca a Dzeko, sino al caso Diawara e la trasferta di Verona. La Repubblica commenta così il momento giallorosso

Qui se perdi una puntata de “I Friedkins!”, la popolare sit com romana, veramente non ci capisci più nulla. Siamo andati a dormire sabato notte col broncio di Dzeko in panchina a Verona mentre una Roma in formato sadomaso arrancava senza riuscire a fare uno straccio di gol a Gunter e Silvestri, e l’imbarazzato Paulo Fonseca, un po’ per colpa sua e molto per colpa dei suoi dirigenti, che con la nuova Roma non ci si raccapezzava molto.

Adesso scopriamo che non è servito a nulla e che bisogna ricominciare da capo, le certezze non sono aumentate e i dubbi soffocano la Roma proprio nella settimana che porta allo scontro con la Juve. Nessuno conosce il proprio futuro da qui alle prossime 48 ore, nemmeno Fonseca è più così sicuro. Inutile rimettere in mezzo le questioni di mercato che state seguendo minuto per minuto, impossibile ricostruire in maniera comprensibile il ginepraio dell’affare Roma-Dzeko-Juventus-Napoli-Milik. Facendola breve: Dzeko alla Juve e Milik alla Roma è un dogma che ha occupato troppo tempo e troppo spazio. E mandato tutti fuori strada.

La situazione è liquida, in continua evoluzione e la Roma non sembra avere forza, strutture e idee per governare con decisione una questione complicata e intricata. Soldi e rapporti interni complicati (ricordate le frasi critiche di Dzeko dopo il ko col Siviglia?) suggeriscono la separazione, questioni di mercato e rapporti di forza instabili rendono ormai difficile il divorzio e obbligata la convivenza. Ci fossero a Trigoria Pallotta o Friedkin, Dzeko nei 5 anni della Roma è stato venduto per tre volte e per tre volte all’ultimo è tornato indietro. Anzi non si è mai mosso da Casal Palocco: è successo col Chelsea (gennaio 2018), con l’Inter (agosto 2019) e adesso con Juve. Insieme, per forza, e a sette milioni e mezzo all’anno. Questo alla fine è il punto dolente.

Ad annuvolare ancor di più il cielo di Trigoria, ci si mettono i dubbi sull’allenatore e perfino il pasticcio Diawara, inserito a Verona nella lista under 22 (ma a luglio ne ha compiuti 23…), col rischio serio di uno 0-3 a tavolino. Il caso Diawara denuncia una carenza tecnica dirigenziale. Sono quei vecchi dirigenti di esperienza, i segugi delle scartoffie e dei regolamenti che ti guidano nel percorso di una formazione e di una lista da presentare all’arbitro. Ma quando arrivano gli americani figurati se l’umile e diligente figura di un Tonino Tempestilli, detto un tempo “er cicoria”, possa resistere di fronte fronte all’imperversare di yes, score e innovation manager.

E’ troppo dura per il timido e tranquillo Paulo Fonseca guidare questa barca sballottata da risultati deludenti, Champions mancate e sbandate di mercato. Ma siamo solo all’inizio, anche il buon Zorro avrebbe diritto a qualche certezza in più. Al risveglio pure lui si è visto assalito dalle voci di Rangnick e Allegri. Finisce il campionato e comincia il prossimo e nessuno mette in discussione Fonseca, nonostante lo sbarco in pompa magna di America 2. Parte la prima giornata di campionato, “I Friedkins” in tribuna a Verona, e al primo 0-0 si scopre che Fonseca non è forse la scelta migliore per un nuovo corso.
Nuovo corso? Se volete capirci qualcosa non perdete la prossima puntata de “I Friedkins!”.

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