Domani a Udine a caccia della prima vittoria dell’era Friedkin
C’è bisogno di sorridere. Anzi, di ricominciare a sorridere.
Basta rimpianti e musi lunghi. Basta pensare a quello che poteva essere e non è stato contro la Juventus; basta avvelenarsi il sangue per il pasticciaccio pre Verona. C’è bisogno di ricominciare a testa alta; c’è bisogno di ripartire, e occorre farlo bene.
Perché lo impone la classifica, in primis. Un punto dopo due partite è bottino magro, anche se la sconfitta all’esordio non è maturata sul campo. Ma la situazione è questa, inutile rivangarla.
All’orizzonte c’è l’Udinese, reduce dalla sconfitta in casa contro il neo promosso Spezia, ma il passato non deve illudere: vietato pensare che, visto quanto accaduto mercoledì sera, per la Roma in Friuli sarà una passeggiata.
Per la Roma, del resto, non sono mai esistite passeggiate di salute; anzi, spesso e volentieri il vero avversario della squadra giallorossa è stata la Roma stessa. E poi, a complicare la faccenda, c’è un dato: sabato sera – al di là delle notizie fornite nelle ultime ore da radiomercato – vedremo per la terza volta una Roma incompleta, con una rosa da definire e alcune caselle ancora vuote. Paulo Fonseca sta lavorando con quello che – finora – gli ha messo a disposizione la società, continuando a sperare che entro la fine del mercato possano arrivare a Trigoria tutti i giocatori necessari per rendere la nuova Roma migliore di quella vecchia. Senza star qui a scaricare colpe su questo o quello, la sensazione è che si sia perso un po’ di tempo.
Il campionato, prendendo spunto da quanto era accaduto dopo il lockdown, ci sta confermando che uno dei fattori determinanti per ottenere risultati è la quantità/qualità della rosa. Con i cinque cambi a disposizione, chi ha più giocatori forti avrà sempre un vantaggio. Sarebbe delittuoso, perciò, non dotare la Roma di una rosa valida sia sotto l’aspetto numerico che qualitativo: in caso contrario, si andrebbe fatalmente incontro a difficoltà. Qualunque sia l’obiettivo stagionale.
I Friedkin hanno preso di petto la situazione e stanno, giorno dopo giorno, capendo che cosa è la Roma (e Roma): non manca, da parte loro, la volontà di fare le cose per bene, ma prima devono (vogliono) valutare al meglio uomini e cose. E conti.
Questo, però, non ci impedisce di sperare (illuderci?) che la Roma alla fine, ormai imminente, del calciomercato possa avere una squadra competitiva. Una squadra che faccia sorridere la propria gente.
E sarebbe bello, anzi bellissimo se tutto questo cominciasse a Udine. C’è bisogno di vincere la prima partita del nuovo campionato; c’è bisogno di regalare una prima, piccola cosa ai nuovi proprietari americani.
I tifosi che hanno una Lupa tatuata sul cuore non aspettano altro.