Da Stalin all’appello di pace lanciato da Henrikh Mkhitaryan, l’analisi geopolitica e le conseguenze nel mondo del calcio armeno e azero. Ecco cosa sta accadendo nel Caucaso meridionale
Il Nagorno Karabakh: le origini e le cause del conflitto tra Armenia e Azerbaijan
Descrizione geografica dell’area del Nagorno Karabakh
Il Nagorno Karabakh è una regione situata nel Caucaso meridionale per una superficie totale di 8223 km² lungo la catena montuosa del Caucaso Minore. In lingua armena la regione prende anche il nome di Artsakh, mentre per gli azeri è nota come Dağlıq Qarabağ, traducibile in italiano come “giardino montuoso nero”. Si tratta di un territorio prevalentemente montuoso con un’altezza media di 950 metri circondato dai Monti Mrav (a Nord), dall’altopiano del Karabakh (a Ovest), dal fiume Hakari e dalla piana di Aras (a Sud) e infine dalla piana del Kura (a Est). Dal 1991 il Nagorno Karabakh è occupato dalla Repubblica dell’Artsakh con il nome di Repubblica del Nagorno Karabakh con capitale Step’anakert;precedentemente, durante il controllo da parte dell’URSS, l’area aveva una superficie di 4400 km² ed era inclusa nell’Oblast’ Autonoma del Nagorno Karabakh.
? #Armenia: In azione i missili azeri contro la capitale del #NagornoKarabakh. Nel video, il #bombardamento mediante utilizzo di BM-30 Smerch, contro un’area urbana. I missili sono caricati con bombe a grappolo. (Via @GeopoliticalCen)#Azerbaijan #breaking #news #ultimora #war pic.twitter.com/bNtWib2YLX
— DaniDan (@danieledann1) October 4, 2020
Principali differenze culturali tra Armenia e Azerbaijan
In tutto il Caucaso i paesi confinanti tra loro hanno peculiarità, tradizioni e valori estremamente differenti. Basti pensare che l’Armenia è un paese cristiano-ortodosso con una lingua che non ha familiarità note con il ceppo indoeuropeo; e l’Azerbaijan è un paese musulmano sciita, inoltre la cultura azera è caratterizzata da una lingua dialettale turca. Tanto l’Armenia, quanto l’Azerbaijan hanno trascorso quasi un intero secolo sotto il dominio della Russia zarista, per poi avere brevi parentesi d’indipendenza e ritrovarsi nuovamente sotto influenza sovietica per circa 70 anni. Nel 1991, appena i due stati caucasici hanno ritrovato l’indipendenza, stavolta definitiva, non hanno perso tempo e si sono dichiarati subito guerra.
Three videos which show the moment the main bazaar in Ganja in #Azerbaijan was hit by a rocket. There are 700 shops here and it’s the biggest bazaar in the region. Ganja is Azerbaijan’s second largest city, 60 km from #Armenia border, further from #NagornoKarabakh. pic.twitter.com/huVodgEb0l
— Andrew Hopkins (@achopkins1) October 6, 2020
Origini e cause del conflitto
Le origini del conflitto possono essere fatte risalire alla ridisegnazione staliniana dei confini delle repubbliche sovietiche caucasiche tra il 1918 e il 1922. Stalin, dando vita alle nuove repubbliche ha commesso volontariamente sin da subito un grave errore: ogni repubblica al proprio interno includeva minoranze etniche appartenenti alle confinanti aree geografiche. Perché abbiamo detto “volontariamente” e “grave errore”? Perché tale scelta è stata ponderata per ridurre al minimo il rischio di sviluppare sin da subito delle forti identità nazionali (e quindi volontaria); e perché Stalin ha attribuito la regione del Nagorno Karabakh alla neonata repubblica azera, sapendo benissimo che quella regione fosse costituita per il 75% da armeni.
Per questo motivo, allo sgretolarsi dell’URSS, non c’è voluto tanto tempo per assistere al conflitto tra Armenia e Azerbaijan per l’annessione del Nagorno Karabakh. Infatti, tra il 1992 e il 1994 si è consumata una guerra che ha costretto circa 1 milione di abitanti a fuggire dalla propria terra (anche se vanno registrati episodi a partire dal 1988 di violenza da entrambe le fazioni). Si stima che circa 300.000 armeni e 600.000 azeri hanno perso le loro case fuggendo oltre confine. Il conflitto andato tristemente in scena ha contrapposto da una parte l’esercito Armeno, la Repubblica dell’Artsakh e i Volontari armeni della Diaspora; dall’altra l’Azerbaijan ha trovato il supporto dei Mujaheddin afghani, della Repubblica cecena di Ichkeria e dei Mercenari del CIS.
Le sorti del conflitto pendevano sin da subito a favore dello schieramento azero, ma la coalizione armena ha avuto, per così dire, “la meglio”. Già, perché non si può dire di aver vinto una guerra dove a perdere la vita sono stati 79.200 persone della fazione dell’Azerbaijan e 29.788 armeni, per un totale di 108.988 persone a cui vanno a sommarsi migliaia di civili la cui scomparsa non è stata nemmeno dichiarata.
L’esito del primo conflitto tra Armenia e Azerbaijan
Al “cessate il fuoco” mediato dalla Russia post-sovietica che si è fatta garante della pace tra i due schieramenti, l’Armenia è riuscita a mantenere non solo il Nagorno Karabakh, ma anche ad ottenere un territorio appartenente all’Azerbaijan che collega il Nagorno Karabakh ai confini armeni. Proprio in questa porzione di terra, si era fermato il conflitto tra Armenia e Azerbaijan. Ma a fermarsi è stato proprio tutto: il tempo e la politica internazionale. Soluzioni non sono mai state trovate e così, come un vulcano silenzioso, il conflitto è nuovamente scoppiato nelle ultime settimane.
La nuova guerra tra Armenia e Azerbaijan, situazioni a confronto
QUI ARMENIA – Ai sensi del diritto internazionale, l’Armenia non ha diritto sul territorio che rivendica. Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha chiesto agli armeni di ritirare il proprio esercito dal territorio, ma senza successo. Vero anche che l’Armenia non nutre alcun tipo di interesse nell’attirare le attenzioni dell’opinione pubblica internazionale su un territorio conquistato e occupato ormai da più di 26 anni. L’Armenia è inoltre un paese povero, militarmente più debole dell’Azerbaijan e con meno abitanti. Le possibilità che possa resistere ad una lunga guerra contro lo schieramento azero sono considerate molto basse.
Il premier armeno Nikol Pashinyan ha dichiarato che il Nagorno Karabakh, che lui ha chiamato con il nome armeno dell’area, Artsakh, “è Armenia, terra degli armeni”. Per Pashinyan la regione sta affrontando l’assalto combinato delle forze dell’Azerbaigian, della Turchia e di quelli che ha definito “terroristi” dalla Siria. Il premier ha anche aggiunto che l’Armenia è pronta a fare “concessioni reciproche” con l’Azerbaigian sul Nagorno Karabakh, in un’intervista alla Afp. “I conflitti devono essere risolti sulla base di mutue concessioni. Il Nagorno Karabakh è pronto e l’Armenia è pronta a concessioni a specchio che l’Azerbaigian è pronto a fare”.
QUI AZERBAIJAN – Al contempo, il dittatore dell’Azerbaijan, Ilham Aliyev, ha un bisogno politico piuttosto forte: la guerra per prolungare il regime dinastico della sua famiglia per la terza generazione consecutiva. Attualmente la dittatura di Aliyev non sta passando un momento sereno: l’opposizione è forte e la resistenza al regime dinastico è perpetua e si riversa quotidianamente nelle strade.
La guerra all’Armenia, per Aliyev è il calmante patriottico sia per distogliere l’attenzione dai problemi interni, sia per placare l’opposizione stessa (il trauma della guerra nel Nagorno Karabakh è fondante dell’identità nazionale azera. L’intera identità nazionale del paese è stata costruita su questa perdita e, come tale, ogni escalation accende la speranza di un ritorno alle terre perdute). Militarmente è un paese più che organizzato e negli ultimi 20 anni ha moltiplicato le proprie ricchezze grazie alla disponibilità del petrolio.
Non solo Armenia e Azerbaijan, gli occhi della politica internazionale puntati su Erdogan e Putin
L’Armenia è alleata militarmente con la Russia, all’interno del territorio armeno viene ospitata una base dell’esercito russo, inoltre c’è un accordo di difesa tra le parti e quindi Putin non permetterà che il popolo armeno venga travolto dall’Azerbaijan. Tanto l’Armenia, quanto l’Azerbaijan comprano le armi dalla Russia, motivo per cui sin dal 1991 si cerca di mantenere un equilibrio nei rapporti tra gli stati coinvolti.
A rompere questo equilibrio sul palcoscenico internazionale c’è la Turchia. Erdoğan potrebbe cambiare gli equilibri costringendo la Russia a esporsi molto più di quanto stia accadendo. Come già avvenuto in Siria e in Libia, emerge ancora una volta un conflitto tra le due potenze.
Dal 27 settembre 2020, Recep Tayyip Erdoğan ha sostenuto fortemente l’Azerbaijan nelle sue rivendicazioni territoriali, fornendo materiali e risorse umane. Come riportato da l’Internazionale, nelle ultime ore si starebbe addirittura parlando di un reclutamento di combattenti islamisti da parte della Turchia per rafforzare ulteriormente lo schieramento azero.
In questo nuovo fronte aperto nell’infinito rapporto ambiguo tra Russia e Turchia ecco che Armenia e Azerbaijan rischiano di trasformarsi in quel “giardino montuoso nero”, palcoscenico di conflitti geopolitici ancora più rilevanti.
Opinione pubblica nel mondo e sui social
Per quanto riguarda l’aspetto geopolitica e internazionale del conflitto:
- Il Canada ha puntato il dito contro il governo di Erdogan bloccando nei fatti l’export di armi nei confronti dello stato anatolico.
- La Russia e Assad accusano Erdogan di aver inviato miliziani jihadisti per combattere al fianco dell’Azerbaijan.
- Amnesty International denuncia l’utilizzo di bombe a grappolo sui civili.
Le conseguenze nel mondo del calcio: stop ai campionati, a rischio le partite Europee del Qarabag. Il pallone come veicolo di propaganda politica
Calcisticamente parlando l’Azerbaijan è attualmente superiore all’Armenia, ce lo dice il ranking delle federazioni Uefa che vede gli azeri al 26^ posto della graduatoria con 19.000 punti, mentre l’Armenia si trova in 44^ posizione con 5.250 punti.
La prima conseguenza, ovvia, ma non scontata è stata la sospensione dei rispettivi campionati e di tutte le manifestazioni sportive.
QUI ARMENIA – La Premier League armena è stata sospesa dopo quattro giornate ufficiali di campionato (solo il Pyunik ne ha giocate 5). Il Van capolista con 3 vittorie e una sconfitta ha un vantaggio sul Noah, l’Urartu e l’Alashkert di 2 punti.
❌ ALL COMPETITIONS HELD UNDER THE AUSPICES OF FFA ARE POSTPONED #UrartuFC | #ArmenianPremierLeague #Postponed pic.twitter.com/pVIe7vkPOy
— Urartu FC (@UrartuFC) September 29, 2020
I campioni dell’Ararat-Armenia li troviamo solamente penultimi con 2 punti in 3 partite. Se la guerra dovesse prolungarsi per tutta la stagione la Uefa sarà costretta ad esprimersi pubblicamente per prendere una decisione relativa ai club qualificati alle competizioni europee.
??| We wish you all a peaceful night!#ArtsakhStrong #ArmeniaStrong pic.twitter.com/eGnyIV9ZsF
— FC Ararat-Armenia (@araratarmeniafc) September 28, 2020
Nella stagione in corso nessun club armeno si è qualificato alla fase a gironi di Champions o Europa League. L’Ararat-Armenia è stata infatti eliminata dai preliminari di Champions League dall’Omonia Nicosia e infine dai Play-off di Europa League dalla Stella Rossa di Belgrado.
La squadra armena dell’Urartu ha pubblicato un video dove vengono ripresi i bambini del settore giovanile del club cantare una canzone in favore dell’esercito armeno:
? Young players of our academy decided to sing a song for all Armenian brave soldiers, who are on the borders fighting for Armenia and Artsakh ??????#UrartuFC | #ArtsakhStrong #ՀԱՂԹԵԼՈՒԵՆՔ #PeaceForArmenians pic.twitter.com/xBlyi2WUxX
— Urartu FC (@UrartuFC) October 5, 2020
Oggi alle 15:00 sarebbe dovuta andare in scena l’amichevole internazionale tra Armenia e Albania. La sfida, che avrebbe visto protagonisti due calciatori giallorossi, ovvero Henrikh Mkhitaryan tra gli armeni e Marash Kumbulla tra gli albanesi, è stata annullata dalla UEFA. La motivazione risiede nel conflitto che si sta consumando tra le forze armate armene e quelle dell’Azerbaigian, che si stanno contendendo la regione del Nagorno-Karabakh. La sfida amichevole infatti si sarebbe dovuta tenere in territorio armeno, ovvero nella capitale del Paese, Yerevan. QUI IL COMUNICATO UEFA.
Il conflitto si ripercuoterà inevitabilmente anche nella Nations League dove l’Armenia è stata inserita nella Lega C Gruppo 2 con Macedonia, Georgia ed Estonia. Le gare della nazionale armena saranno probabilmente portate lontane dai propri confini. Forse si tratterà della Polonia.
QUI AZERBAIJAN – Così come in Armenia anche in Azerbaijan sono state sospese le competizioni sportive tra cui la Premier League azera. Dopo 5 giornate il Zira risulta capolista con 10 punti frutto di 3 vittorie, un pareggio e una sconfitta. Solo sesto il Qarabag (su 8 posizioni totali, con 5 punti), unica squadra qualificata alla fase a gironi di Europa League 2020/2021. Proprio il Qarabag è stato eliminato ai rigori dalla fase preliminare di Champions League contro il Molde (dopo calci di rigore), per poi accedere ai gironi di Europa League eliminando i polacchi del Legia con un netto 0-3. Il girone sorteggiato vede il Qarabag nel Gruppo I con Villareal, Maccabi Tel-Aviv e i turchi del Sivasspor. Quest’ultimi hanno così accolto il sorteggio del girone sui social:
Qarabağ FK can gardaşlarımız, sizi Sivas’ta ağırlamayı dört gözle bekliyoruz ?? ??@FKQarabagh #UEL pic.twitter.com/KkOfLTobpO
— Demir Grup Sivasspor (@SivassporKulubu) October 2, 2020
Difficile che la squadra dell’Azerbaijan possa disputare i giorni di Europa League nello stadio di Baku, più facile anche in questo caso una soluzione in campo neutro lontano dai propri confini.
Proprio il Qarabag sui social è molto attivo a supporto delle forze armate azere, sono tanti i tweet e gli annunci a sostegno del proprio esercito e in denuncia delle azioni militari dell’Armenia. Eccone alcuni esempi:
Əmrindəyik, Cənab Ali Baş Komandan! ??????#QarabağAzərbaycan #KarabaghisAzerbaijan pic.twitter.com/3FWnZSaiju
— Qarabağ FK (@FKQarabagh) October 3, 2020
They are not “Syrian mercenaries” but “Bayraktar”, even may be “Harops” ???#QarabağFK #QarabağAzərbaycandır #KarabakhisAzerbaijan ?????? pic.twitter.com/3447K2c99q
— Qarabağ FK (@FKQarabagh) October 2, 2020
Qarabağ, Qarabağ, QARABAĞDIR AZƏRBAYCAN ‼️‼️‼️??????#QarabağFK #QarabağdırAzərbaycan #KarabakhisAzerbaijan pic.twitter.com/mZRosdlB7l
— Qarabağ FK (@FKQarabagh) October 1, 2020
Anche l’Azerbaijan, così come l’Armenia, è coinvolta nella Nations League nella Lega C Gruppo 1 con Montenegro, Lussemburgo e Cipro e le proprie gare casalinghe saranno con ogni probabilità programmate in campo neutro.
Senza per forza schierarsi nell’ennesimo conflitto internazionale mai risolto, l’auspicio per noi amanti dello sport in quanto mezzo per unire (e non per dividere), è quello che si possa mediare in breve termine una risoluzione pacifica tra Armenia e Azerbaijan tornando ad osservare solo ed esclusivamente le meraviglie che queste terre hanno da offrire e tornare soprattutto a vedere gli stadi pieni in un clima di festa. In tal senso, seppur ovviamente possa risultare fazioso, è utile l’appello a scopo pacifico lanciato dal calciatore armeno della Roma Henrikh Mkhitaryan (QUI).
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