La sconfitta contro il Milan apre alla riflessioni, la Roma non riesce a diventare grande
Se c’era un big match che si doveva se non vincere almeno non perdere, è stato questo Roma-Milan. Perché l’avversario arrivava ferito dopo un derby perso 0-3 e un turno di Europa League che aveva incrinato fiducia e piegato le gambe. Perché durante la gara il Milan ha perso per infortunio Ibra e Rebic. Perché la Roma veniva da un inciampo – Benevento – ma da due partite vinte in scioltezza contro il Braga e certe spinte vanno assecondate.
Ma il Milan ha giocato meglio. E la Roma, come troppo spesso le accade con le squadre forti, non è parsa all’altezza. Spaurita, mai in cattedra, senza dare un segnale di superiorità per tutti i 90 minuti. La Champions è ancora alla portata. Ma adesso è il momento di dirlo: se la Roma, nonostante un cammino che ha visto zoppicare o affondare rivali quotate, non riuscirà a centrare il quarto posto, la crescita che pure ci è parsa di intravedere in tante partite sarà poco più di un effetto ottico. E non è questione di colpe, ma di limiti. Caratteriali, tecnici, agonistici. Della squadra, certo, ma anche dell’allenatore. Lo scrive Il Corriere della Sera.