“Mou e Sarri spot per la città. I Friedkin con me sono stati netti: vogliono costruire lo stadio”
Intervenuta al ‘Corriere dello Sport’, la sindaca di Roma, Virginia Raggi, ha toccato diversi argomenti tra cui l’Europeo alle porte, gli stadi nella città e le due squadre della capitale, Roma e Lazio. Di seguito le dichiarazioni del primo cittadino.
Ci siamo, mancano poche ore all’inizio dell’Europeo e a Italia-Turchia, un appuntamento che riapre simbolicamente il Paese dopo la pandemia. Si torna allo stadio, ci riprendiamo un po’ di normalità. L’Olimpico accoglierà circa 17.000 persone. La sindaca come vive questa vigilia?
«E’ un momento di grande attesa, lo abbiamo aspettato per tutto l’anno, non vedevamo l’ora. La città è pronta. Proprio in questi giorni stiamo ultimando i dettagli dedicati alle “Fan Zone” che saranno diffuse in tutto il centro di Roma. Nonostante il Covid, si deve ripartire, ma con regole nuove. Quindi, per evitare assembramenti, abbiamo deciso di collocare le “Fan Zone” in diversi posti: al Pincio, a Piazza del Popolo, a San Lorenzo in Lucina, a largo Corrado Ricci. Gli spettatori e i turisti potranno seguire le partite davanti ai maxischermi che verranno allestiti anche nelle periferie. Le persone avranno la possibilità di partecipare a una serie di giochi. Verranno montati palchi dove si svolgeranno concerti e manifestazioni. Ci saranno anche campetti di calcio a tre. L’obiettivo è riabbracciare una graduale normalità, nel rispetto assoluto delle norme anti-Covid».
Questa trasformazione dovrebbe comprendere anche gli impianti sportivi. Ma gli stadi sono il punto dolente della città: progetti fermi da anni. Questa sua legislatura si chiude senza un risultato. Rispetto ai nuovi stadi di Roma e Lazio, lei ha qualche rimpianto e c’è qualcosa che può immaginare nel futuro qualora dovesse essere confermata sindaca?
«Intanto la consiliatura non è chiusa. E quindi, come ripeto spesso, non è finita finché non è finita».
Un argomento, quello del Flaminio, che ha spesso incontrato ostacoli legati al codice dei Beni Culturali e del Paesaggio.
«In questi anni abbiamo svolto uno studio insieme all’università La Sapienza, alla Getty Foundation e alla famiglia Nervi per vedere innanzitutto se fosse possibile riqualificarlo e in che modo. Questo studio ha dimostrato che, rispettando una serie di norme e di vincoli, è possibile a nche un parziale ampliamento del Flaminio, oltre a una rifunzionalizzazione in base alle esigenze attuali. Siamo più che disponibili, qualora il presidente Lotito volesse sedersi al tavolo, a studiare proposte».
E’ difficile confrontarsi con il presidente Lotito ?
«Nulla è semplice, ma confrontarsi è il dovere di ogni amministratore. E se c’è un obiettivo comune, le cose si possono realizzare».
Mourinho alla Roma e Sarri alla Lazio: due allenatori di questo spessore cosa porteranno alla città?
«Rappresentano un’ulteriore risposta alla ripartenza di Roma. Una città nella quale venire, lavorare e investire. D u e grandi nomi, la loro presenza è un bellissimo segnale».
Lei ha incontrato i Friedkin: quali impressioni ha tratto?
«Sono stati molto netti nel dire che volevano fare uno stadio. Punto: uno stadio. Solo uno stadio. Credo che sia un dovere intercettare la v ocazione sportiva di una città rappresentata da due tifoserie molto calorose».
Un imprenditore che si impegna a costruire uno stadio cerca anche profitti paralleli. Cosa spaventa le istituzioni?
«Lo stadio non genera paure. Il progetto iniziale della Roma prevedeva un milione di metri cubi di sviluppo con un 14% dedicato allo stadio, che avrebbe comportato una variante urbanistica molto importante. Ci era stato spiegato che lo sviluppo immobiliare era strettamente legato alla sostenibilità del progetto. Noi ci siamo seduti con la Roma e con la società Eurnova, all’epoca, per valutare la parola “strettamente” e rivisitarne i confini. Uno sviluppo immobiliare non deve creare paure, perché può riqualificare delle aree. Ma deve essere compatibile con i vincoli culturali, archeologici e paesaggistici . Se poi le cose sono regolari, si fanno e si sviluppano. Abbiamo appena approvato un progetto chiamato “Anello Verde” che è la ricongiunzione di alcune fasce della città, dal parco dell’Aniene fino al parco dell’Appia Antica. Uno sviluppo urbanistico è auspicabile, ma deve essere accompagnato dalle infrastrutture, altrimenti avremo – come purtroppo è accaduto – quartieri costruiti nel deserto, dove poi bisogna spendere tantissimo per portare strade, servizi, acqua. Dobbiamo gestire la nostra città. E non tagliare l e occasioni di sviluppo. Serve una g estione ordinata e pensata».