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Dopo qualche difficoltà si vede il lavoro di Mourinho

Magico. Come la Roma. Come questo momento che sarebbe bello durasse a lungo, almeno fino a maggio quando a Tirana si assegnerà la Conference League. Il grande sogno giallorosso continua grazie alla partita perfetta giocata giovedì con il Bodo Glimt. Sì, era il Bodo, non il Liverpool, ma valeva tantissimo e i tifosi per primi lo hanno capito, riempiendo lo stadio come accaduto contro la Salernitana. Questa marea romanista, sempre più potente allo stadio, è la prova di un ambiente finalmente compatto e devoto al suo condottiero. Mourinho è riuscito finora dove tanti avevano fallito, sta convogliando le energie di una tifoseria straordinaria verso un unico obiettivo. Intanto quello di riportare un trofeo che manca da 14 anni a Trigoria. Poi magari, chissà, si potrà puntare a qualcosa di ancor più importante dalla prossima stagione. Quello che si pensava potesse accadere una volta annunciato l’arrivo di un allenatore così esperto e carismatico si sta realizzando con qualche mese di ritardo.

La Roma del 2022 è un’altra rispetto agli alti e bassi di inizio stagione. Perse le prime due gare dell’anno solare con il Milan e con la Juve (ma con enormi rimpianti), i giallorossi nelle successive 17 partite tra campionato e coppe hanno raccolto 10 vittorie, 5 pareggi e 2 sconfitte, di cui una in Coppa Italia a San Siro con l’Inter e l’altra ininfluente nell’andata dei quarti di Conference League. Nelle ultime 11 gare la media punti in campionato è salita a 2,27 punti rispetto agli 1,52 dei primi 21 match, proiettando i giallorossi in piena zona Europa League, con qualche residua chance (ma non ci crede nessuno a partire proprio da Mourinho) di aggancio alla Juve quarta. La Champions è un obiettivo per il futuro, ora si può andare a dama nella coppa «minore» ma che va benissimo per la dimensione attuale. E basta a creare a Roma un’atmosfera che non si vedeva da tempo e al momento non ha eguali in Italia. Neppure dove si giocano lo scudetto, vedi i numeri desolanti del pubblico che accorre al Maradona. Il passaggio alla difesa a 3 con Smalling leader ritrovato, la mediana affidata a Cristante, i compiti di fantasia consegnati a Mkhitaryan e Pellegrini, l’invenzione Zalewski a sinistra, la fiducia incondizionata ad Abraham e, in ultimo, la gestione di Zaniolo sono le chiavi della svolta mourinhana. Ma il bello deve ancora venire. Lo scrive Il Tempo.

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