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E Mourinho aspetta un responso su Mkhitaryan

L’armeno prova il recupero

Il tempo sta scadendo, la clessidra sta esaurendo gli ultimi granelli di sabbia e la Roma adesso è a soli due giorni dalla finale di Conference League contro il Feyenoord. La sfida è talmente vicina che per gli uomini di Mourinho queste ultime ore di attesa sembrano volare, ancora due allenamenti e la squadra si giocherà la prima finale europea a distanza di trentuno anni.

Oggi il vero ultimo allenamento prima della rifinitura di domani e la partenza per Tirana. Ansia e adrenalina stanno assalendo i tifosi romanisti, tanta voglia di vincere invece per i giocatori e per Mourinho che sta preparando la sfida su ogni dettaglio, sia per gli accorgimenti tattici sia per l’aspetto mentale.

Allenamenti atletici più leggeri, ma tanto lavoro sulla testa di quei giocatori che non hanno mai giocato partite così importanti. Ecco perché lo Special One spera di avere a disposizione per la finale Henrik Mkhitaryan, importante sia per l’aspetto tecnico sia per l’esperienza che può trasmettere ai più giovani. Il centrocampista armeno ieri è tornato a correre, seppur individualmente, e oggi spera di poter svolgere buona parte di allenamento con il gruppo.

Sta lavorando al massimo per recuperare definitivamente dalla lesione al flessore che lo ha tenuto fermo dalla semifinale di andata contro il Leicester: anche quando i suoi compagni di squadra riposavano, lui era a Trigoria per una o più sessioni di fisioterapia o allenamento individuale. Perché il primo a non volersi perdere la finale è Mkhitaryan, lui che già una volta era stato costretto a saltarne una non per infortunio ma per motivi politici (2018, Baku).

Vuole giocare, vuole vincere il suo secondo trofeo europeo e chiudere al meglio una stagione che lo ha visto protagonista. Mkhitaryan sicuramente partirà con la squadra, nelle prossime ore lo staff di Mourinho capirà se sarà in grado di giocare titolare (senza però i novanta minuti nelle gambe) o di entrare a gara in corso. Per essere utile anche in caso di supplementari e calci di rigore. Lo scrive “Il Corriere dello Sport”.

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