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La grande accoglienza la meritava Azmoun: il calciatore che ha sfidato il regime iraniano

La gioia per l’arrivo dell’attaccante iraniano è stata ingiustamente tenue, sovrastata da quella per l’atterraggio di Lukaku a Ciampino

“Le regole imposte qui in nazionale ci impediscono di parlare finché siamo in ritiro, ma non ce la faccio più a restare in silenzio. La punizione è l’espulsione dalla nazionale? Beh, cacciatemi. Se sarà servito a salvare anche una sola ciocca di capelli delle donne iraniane ne sarà valsa la pena. Quanto sta succedendo non sarà mai cancellato dalle vostre coscienze, io non ho paura. Vergogna per voi che avete ucciso con tanta facilità gente del nostro popolo: e viva le donne iraniane. Se questi sono i musulmani, che Dio faccia di me un infedele”.

Mentre il nuovo acquisto festeggiato dai tifosi giallorossi è stato Romelu Lukaku, bisognerebbe esser più felici che Sardar Azmoun, 28 anni, sia arrivato in Serie A, sotto il Cupolone, a seguito della sua presa di posizione contro le violenze del regime iraniano. Questo è avvenuto all’indomani dell’assassinio di Masha Amini, una ragazza uccisa per aver indossato il velo in modo improprio. La morte di Masha ha scatenato proteste, repressioni e violenze in Iran l’autunno scorso. A seguito di ciò, Azmoun non esitò a esprimere pubblicamente il suo sostegno sui social media durante i giorni terribili della repressione del regime di Raisi; dimostrazione di coraggio e impegno personale. Taremi, un altro calciatore iraniano, come riporta Il Fatto Quotidiano, ha condiviso la sua stessa visione e ha utilizzato l’hashtag #NoToExecution insieme ad altri noti calciatori europei, opponendosi all’esecuzione di un calciatore del Tractor, Amir Nasr Azadani, accusato di “Mohaerebeh” (guerra contro l’Islam e lo Stato).
Questi due calciatori dimostrano come il calcio possa essere veicolo di civiltà, umanità e coraggio. Benvenuto a Roma, Azmoun, e che peccato non averti qui con noi, Taremi.

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