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Galloppa: “A Roma fu complicato affermarmi in prima squadra. La carriera di De Rossi parla per lui”

L’ex centrocampista: “La stagione? E’ mancata continuità di risultati. Avrei continuato con Di Francesco

Daniele Galloppa, ex centrocampista con un passato nelle giovanili della Roma, ha rilasciato un’intervista Match Program della società giallorossa:

Ha smesso con il calcio giocato a 33 anni, poi ha iniziato il percorso da allenatore.
Sì, ho guidato il Santarcangelo in questa stagione in Serie D tra tante difficoltà. Stipendi non pagati per alcuni mesi e squadra smantellata in corso d’opera. Il campionato per la squadra non è andato bene, però l’esperienza è stata formativa.

E adesso?
Seguirò un corso di allenatore UEFA A per continuare in questo cammino di crescita, cercando di migliorare step by step. Vedremo se arriverà un’altra offerta, la valuterò con calma. Senza fretta.

Si è stabilito lontano da Roma, pare di capire.
Mia moglie è di Cesena e stiamo qui con tutta la famiglia. Mi piace questa realtà, si vive nel migliore dei modi.

Da allenatore, che idee propone?
In questa stagione ho dimostrato di non aver un sistema di gioco fisso di riferimento. Sono partito con la difesa a quattro, per concludere con la difesa a tre. Questo anche per i tanti cambiamenti che abbiamo avuto nella squadra. Ho cercato di adattare il modulo ai calciatori, facendo di necessità virtù.

Tra i tecnici che ha avuto in carriera, ce n’è uno che le ha trasmesso più cose di altri?
Quello a cui ho cercato di attingere più concetti è Giampaolo. Lui è preparatissimo, soprattutto sui principi di fase difensiva. Ma non ho voluto fare un copia/incolla. Ho cercato di insegnare soprattutto l’interpretazione dei ruoli. Un concetto di calcio molto europeo. Non voglio che il mio giocatore sia imprigionato in una sola idea o in una sola posizione in campo. E con il Santarcangelo abbiamo provato a fare un calcio propositivo, nonostante le difficoltà elencate.

Qualche difficoltà in stagione l’ha avuta anche la Roma. Un suo parere sull’annata giallorossa?
Difficile giudicare quando si è distanti da una realtà. Posso dire che è mancata continuità di risultati e questo ha portato all’allontanamento di Di Francesco. Comunque, io avrei continuato con lui. È un allenatore bravo, che ha idee, con tutto il rispetto per un professionista navigato come Ranieri. Nel calcio va così, quando vengono a mancare i risultati, paga per primo l’allenatore.

Lasciò il Parma dopo il fallimento societario del 2015. Contento di averlo rivisto quest’anno in Serie A, peraltro già salvo con un turno di anticipo?
Mi ha fatto piacere che la mia ex squadra sia tornata subito in alto. All’inizio del campionato si era proposta come sorpresa della Serie A, con l’ottima intesa tra Gervinho e Inglese, ma con il passare delle partite sono venute meno alcune certezze, fino a rimettere quasi tutto in discussione. Comunque, si sono salvati nell’ultima gara con la Fiorentina e verranno all’Olimpico senza grandi pressioni addosso.

A Trigoria c’è cresciuto, in gialloblù è stata la parentesi più lunga della carriera. A quale squadra è più legato?
Sono affezionato a entrambe. Nella Roma ho fatto tutta la trafila nelle giovanili, ma poi fu complicato affermarmi in prima squadra. C’erano tanti centrocampisti forti e non mi andava di aspettare l’infortunio di uno per sperare di giocare. Così, decisi di andare via. Ascoli, Siena e Parma sono state tappe importanti, con i sei anni in Emilia che mi hanno dato tanto, spalancandomi le porte della Nazionale. Però un rammarico forte resta…

Quale?
Quella di non aver fatto un gradino in più. Si parlava di interessamenti di Napoli e Fiorentina su di me, ma per colpa degli infortuni non riuscii ad avere questa possibilità. Brucia ancora.

Domenica De Rossi saluterà la Roma dopo diciotto anni in prima squadra.
Che dire di Daniele? La carriera parla per lui. È stato un tifoso di questa squadra sul campo di calcio, ha trasmesso passione e carattere ai compagni nel corso di tanti anni. Ha meritato tutto quello che ho avuto, con il club e con l’Italia. Sono contento di poterlo omaggiare e salutare attraverso questa intervista. Ciao, Daniele!

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