Ritmo, ricerca delle linee pulite di passaggio e voglia di vincere: ecco il dna di Fonseca
Le telecamere nello spogliatoio dello Shakhtar Donetsk. Paulo Fonseca al centro, alle sue spalle il suo traduttore.
Il suo portoghese è ritmato e incalzante: nonostante la barriera linguistica, guarda i suoi giocatori negli occhi e illustra il da farsi in campo.
“Non appena cala la loro pressione, dobbiamo ricompattarci. Questo ha a che vedere con la nostra fase offensiva, non con la nostra fase difensiva. Se abbiamo l’opportunità di aggredirli, prendendo la palla o facendo un fallo, aggrediamoli, allentiamo la pressione e ci ricompattiamo. Teniamo sempre la squadra corta. Facciamo attenzione alla profondità.
E’ molto importante che noi, quando loro prendono la palla e allentano la pressione, facciamo attenzione dietro.
Ci deve essere disponibilità, costante ricerca delle spaziature e delle linee di passaggio.
Non adeguiamoci al loro ritmo, cerchiamo momenti in cui accelerare, momenti che ci diano aggressività in termini offensivi. Dov’è l’ambizione? L’ambizione deve essere costante in questa squadra, in ogni partita. A prescindere dal fatto che giochiamo contro Lione, Manchester City, Desna o Zorya.
Sta a voi, soprattutto, dirvi, dentro di voi che volete vincere, che volete arrivare alla fine del campionato ed essere primi.
Buona partita a tutti, andiamo!”
Sui social network poi si iniziano a trovare tanti spunti sul gioco prodotto dal suo Shakhtar Donetsk nei suoi 3 anni.
Signore e signori, Paulo #Fonseca. pic.twitter.com/6IhfI7RioO
— antonio treglia ?? (@antoniotreglia) 4 giugno 2019
Capisco che passare da #Conte a #Fonseca, dalla priorità ‘italiana’ al tecnico straniero può lasciare perplessi. Però non bolliamo come scarso quello che non conosciamo. E lui non è scarso, anzi. Ricordate poi che la differenza la fanno SEMPRE i giocatori pic.twitter.com/tTJCHSKOmg
— Stefano Carina (@stecar74) 5 giugno 2019