“Il mio Verona-Roma preferito? Fanna contro Nela”
Un viaggio nel passato. Restando comodi nel presente. Maurizio Iorio ha ritrovato il Verona degli Anni d’oro. «Vintage quanto basta per emozionarmi ancora». Ivan Juric ha stregato anche Mau. Pure lui a cavallo di questa partita che sta per arrivare. Attaccante dell’Hellas e della Roma, quando in panchina prendevano posto Osvaldo Bagnoli e Nils Liedholm. Queste le sue dichiarazioni rilasciate al quotidiano L’Arena.
Iorio, ci racconti questo Verona vintage? «Mi piace, mi emoziona, mi regala ricordi legati al passato. Corsa, lotta, battaglia. Ma anche qualità, tanta qualità».
I confronti li facciamo? «No, sarebbe ingeneroso. Juric è uomo che finalmente merita la copertina. A Crotone ha vissuto un momento magico. A Genova si è fatto tutto più difficile. Con il Verona ha trovato la sua dimensione. Ivan ha coraggio, ha dato letture appropriate. Ha saputo scommettere».
Per esempio?«Prendi un giovane di talento (Kumbulla ndr) e lo piazzi al centro della difesa in serie A. Lo fai sentire importante. Gli dai credito, lo valorizzi. Non è da tutti».
Di vintage c’è solo l’essenza? «Lo stile, non i paragoni. Sarebbe inopportuno. Non scomodiamo Bagnoli, un mostro sacro, un pezzo della mia vita. Uno che ha cambiato la mia vita. Ivan e Bagnoli sono distantissimi nel loro stare in campo».
Ma a volte gli estremi si toccano «Succede quando da allenatore ti trasformi in insegnante. Io ne ho avuti quattro. Il Verona, oggi, ha il suo. Perché Juric va oltre la panchina. Il suo valore aggiunto? Caratterizzare la squadra, plasmarla, renderla affine al suo modo d’essere. Senza snaturare il valore dei suoi giocatori».
Convinto che la strada sia quella giusta? «Andiamo oltre la classifica? Bene, sì sono convinto. E il motivo è semplice: questo Verona ti arriva al cuore. Ha conquistato la gente. E il tifoso dell’Hellas, prima di giurati amore, ti mette alla prova. Li conosco bene i veronesi che tifano Hellas. Il calore è superiore anche alle piazze del sud che bruciano di calcio. Se dai tutto, ti danno tutto. Diventi beniamino. E da lì in avanti è fantastico. La Verona che ho vissuto, e che mi resterà dentro per sempre».
Parlano tutti di Amrabat. Felice scoperta, giocatore che è già finito nel ciclone del mercato. Lei? «Amrabat è una delle cose più belle di questo splendido Verona».
Lei dice: vedo il Verona e mi emoziono. Ce lo spieghi meglio? «Lì ho visti contro l’Inter. Solidi, composti, per nulla impauriti. Se la sono giocata alla pari. Come una squadra d’onore. Per la quale tifi a prescindere. Io, poi, quella maglia me la sento addosso».
Parlava di insegnanti, i suoi insegnanti…«Bagnoli, Liedholm, Catuzzi ed Eriksson».
Che cosa avevano di diverso da gli altri che ha avuto nel corso della sua carriera? «Te li porti a casa con te. Quando sei in macchina, quando sei a tavola, quando non sei al campo ti arriva il pensiero che dice: cavolo hanno ragione loro. Gli insegnanti ti lasciano dentro qualcosa di nuovo, e nuove chiavi interpretative».
Il suo Verona-Roma per sempre? «Fanna contro Nela. La storia».