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Perrotta: “Spalletti? Un genio. Cambiò la stagione della Roma, la mia e quella di Totti”

Perrotta

9 anni a Roma e la Coppa del Mondo conquistata del 2006

L’inizio della sua carriera alla Reggina

Simone Perrotta ha avuto una carriera eccellente: “Sono arrivato alla Reggina che avevo 14 anni. Ci sono rimasto per otto stagioni, lì il calcio è diventato il mio mestiere. A quell’età hai bisogno degli affetti, ma ho avuto la possibilità di incontrare persone meravigliose che mi hanno permesso di crescere”. Dopo la divisa amaranto, l’ex calciatore ha indossato quella bianconera della Juve: “È stato un bel salto. Condividere lo spogliatoio con campioni di quel calibro mi ha dato la possibilità di capire come affrontare la carriera. È stata una stagione dove ho giocato poche partite a causa del servizio militare. Tornavo a Torino il venerdì pomeriggio. Ho totalizzate cinque presenze in A e fatto  l’esordio in Champions League”. 

Sulla Roma.

Perrotta ha giocato con la Roma dal 2004 al 2013: “Ai miei tempi il cellulare era bandito, noi dovevamo spegnerlo nello spogliatoio. Durante quelle ore insieme condividevamo le nostre insicurezze. Quella squadra è nata in un momento particolare. Nel 2005 c’è stata un’emergenza in attacco. Totti fu schierato davanti e io subito dietro. Ci siamo tolti grandi soddisfazioni. La scelta di Spalletti cambiò la stagione alla squadra, a me e a Francesco. Fu una genialata. Lui iniziò a segnare con una continuità incredibile. Vincemmo undici partite consecutive“. Ricordi di stagioni importanti: “L’importanza di un calciatore non si vede solo in campo. C’erano diversi giocatori di personalità che riuscivano a interpretare il ruolo in maniera egregia. Burdisso è stato un giocatore eccezionale. Ogni allenamento era concentrato”. 

Sulla Nazionale.

Con la Nazionale di Lippi, l’ex giallorosso ha vinto il Mondiale nel 2006: “È stata una storia meravigliosa. Fui convocato nell’amichevole prima del Mondiale a marzo, contro la Germania, a Firenze. In ritiro, il ct mi disse che non avevo un ruolo preciso in quella squadra. Arrivai in buone condizioni e feci 7 partite su 7. Sull’aereo di ritorno da Berlino diedi la coppa a mio padre. Fu un momento pazzesco. Adesso da genitore capisco che soddisfazione sia stata”. 

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