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ESCLUSIVA SLR – Heitinga: “Non sarà facile per l’Ajax, la Roma sa sempre cosa fare: ha una grande organizzazione di gioco”

Le parole dell’ex calciatore dell’Ajax e della nazionale “orange”

Siamo alla vigilia di una partita cruciale per la stagione della Roma, la gara di ritorno dei quarti di finale di Europa League contro l’Ajax. Che potrebbe significare la seconda semifinale europea in 3 anni, o la fine del percorso europeo (e della possibile qualificazione in Champions) per la squadra di Fonseca. Si partirà da un prezioso 1-2 colto giovedì scorso ad Amsterdam, in una partita tutto cuore dei giallorossi, che all’Olimpico dovranno difendere questo risultato se vorranno andare a sfidare il Manchester United (a meno di sorprese) in semifinale.

Per parlare della sfida di giovedì, abbiamo raggiunto telefonicamente uno che di Ajax ne sa eccome, visto che dalle giovanili dei “Lancieri” è arrivato in prima squadra, fino alla Nazionale Orange. Una carriera ricca di trofei (soprattutto in ambito nazionale), con qualche esperienza all’estero, chiusa proprio con la maglia dell’Ajax, società nella quale ha iniziato il percorso da allenatore delle giovanili, subito dopo il ritiro. Si tratta di John Heitinga.

Giovedì l’Ajax proverà a conquistare la semifinale di Europa League vincendo a Roma: cosa ne pensa di questa partita?

“È una partita difficile sia per l’Ajax che per la Roma, specialmente per il modo in cui gioca la Roma, tenendo la difesa alta e giocando sulle ripartenze con giocatori di qualità. L’Ajax ha bisogno di qualità nel possesso palla per creare un buon numero di occasioni, ma non sarà semplice. Servirà giocare in profondità, oltre la linea difensiva della Roma. Credo che la Roma abbia una grande organizzazione, soprattutto quando l’Ajax ha il pallone i giallorossi non pressano alto e c’è bisogno di creare spazi per giocare e creare occasioni. Sarà molto difficile anche perché la Roma è una buona squadra, con giocatori come Dzeko e Pedro che hanno grande esperienza e non so se saranno disponibili alcuni calciatori che non hanno giocato ad Amsterdam. In ogni caso credo che l’Ajax abbia le qualità per fare gol in trasferta e, se tutto va bene, ha la squadra adatta per qualificarsi alle semifinali”.

Cosa ne pensa di Fonseca e della Roma? Che impressione le ha dato la squadra giallorossa nel match di Amsterdam?

“La Roma ha giocato con grande disciplina e grande organizzazione, ricordo bene l’ordine della squadra in campo poiché ero allo stadio. La squadra sapeva benissimo cosa fare soprattutto senza palla, aspettando un errore da parte dell’Ajax e cercando di creare occasioni da gol. Quando l’Ajax era in possesso la Roma aspettava e manteneva le posizioni in campo, come da abitudini del calcio italiano e della Nazionale stessa, anche contro i grandi club in Champions League. C’è una grande organizzazione alla base e questo è quello che ho potuto vedere, inoltre ci sono dei calciatori che possono fare la differenza per questo non sarà facile per l’Ajax, che ha bisogno di una grande gestione del pallone. Quando perde il possesso, la Roma deve necessariamente trovare gli spazi giusti perché l’Ajax fa una grande pressione”.

Pensa che l’Ajax all’Olimpico giocherà con lo stesso atteggiamento o è possibile che vedremo qualcosa di diverso, magari Brobbey?

“Senza dubbio con lo stesso atteggiamento. Ci sono diverse opzioni, Brobbey è sicuramente una di queste. È uno dei più giovani, avete visto qualcosa nella gara d’andata dove ha messo in difficoltà la linea difensiva della Roma creando diversi pericoli. Ci sono diversi ottimi giocatori che possono fare la differenza come Gravenberch, Klaassen, Tadic che hanno grande libertà.
Quando l’Ajax ha giocato contro il Tottenham, perdendo la semifinale di Champions League, Tadic giocò da centravanti come contro la Roma: lui non è un centravanti ma riesce a trovare le opportunità. Ecco, probabilmente all’andata non hanno giocato la loro miglior partita ad Amsterdam ma hanno in passato hanno avuto successo grazie alle loro abilità”.

Ci sono molti giovani calciatori nella prima squadra dell’Ajax, la maggior parte di loro viene dall’Under 19. Quanto è orgoglioso di questo?

“Questo è il dna dell’Ajax. Sono davvero molto orgoglioso, ma d’altronde questo è l’Ajax. Cerchiamo di dare l’opportunità ai giovani di giocare in prima squadra, se loro sono pronti l’età è solo un numero. Grazie allo sviluppo dei calciatori nell’Academy questi possono poi fare la differenza a livello di Europa League o Champions League. Questo è il motivo per il quale avete visto giocatori come Matthijs De Ligt, Frenkie De Jong o Justin Kluivert trasferirsi alla Juventus, al Barcellona, alla Roma e al Lipsia. Ora c’è una nuova generazione di ragazzi che stanno avendo delle opportunità come Gravenberch, Timber, Rensch, Brobbey. Giocano insieme da molto tempo e si conoscono molto bene, hanno il dna Ajax e hanno sviluppato le loro abilità soprattutto nel gioco fondato sul possesso palla. In fin dei conti, l’Ajax è stato abile nel possesso palla ma la Roma ha segnato due gol in trasferta”.

Le piace lavorare con i giovani o sogna di allenare l’Ajax un giorno?

“Al momento sono soddisfatto. Ho l’ambizione di diventare allenatore in futuro. Nel calcio nulla è mai scontato, neanche ciò che accadrà la prossima stagione. Bisogna lavorare un passo alla volta e aspettare l’occasione giusta. Per me è una grande soddisfazione lavorare nello staff dell’Ajax e accompagnare giovani talenti fino alla prima squadra”.

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