Le dichiarazioni del giovane centrocampista giallorosso
Ebrima Darboe ha rilasciato un’intervista al portale Ultimo Uomo parlando della sua storia e dell’esperienza alla Roma. Ecco le sue parole:
“Conoscevo la Roma per Totti e De Rossi e guardavo sempre le loro partite”.
Sui soprannomi…
Alcuni mi chiamavano Xavi, altri Messi.
Speravi di diventare un professionista…
Lo speravo, ma non così velocemente. Giocavo con gli amici, la squadra del paese, tra amici. In Italia era tutto molto diverso. In Gambia non allenavamo le basi. Andavamo in campo, undici contro undici, e giocavamo. Già a Rieti, quando ho iniziato a giocare, qualche esercizio lo facevamo, controlli, portare palla…
La squadra non era al tuo livello…
Giocavo da solo, la mia squadra era scarsa ma io facevo 4 o 5 gol, loro giocavano tutto su di me. Io ero trequartista, prendevo palla e facevo gol. Per questo alla Roma, all’inizio, ho avuto qualche difficoltà. La tattica è stata difficile da imparare.
Sull’arrivo alla Roma. I primi anni con De Rossi infatti sono stati complicati, è stato lui a farmi capire come dovevo inserirmi. Il mister mi ha insegnato molte cose: gli inserimenti, ad esempio, che prima non facevo. Perché volevo sempre la palla sui piedi. Il ruolo? Per me è uguale. Dipende dal modulo, ma posso fare anche il trequartista, come all’inizio. Daniele De Rossi mi dava sempre consigli, mi ha aiutato tanto.
Le tante attenzioni dei romanisti
“Io sono molto tranquillo. Spero che questo sia solo l’inizio. Ho tanto da fare ancora, non basta fare due partite bene per essere arrivato. Ho ancora molto da dimostrare. Fisicamente voglio migliorarmi tanto. Penso che mi serve e ci sto lavorando”.
La stretta di mano di Pogba
“Ho fatto il tifo per lui anche durante il Mondiale. È uno dei giocatori che mi ispirano. Come De Bruyne, Bruno Fernandes, Pellegrini”.
Su Mourinho
“Penso che tutti i giocatori vorrebbero essere allenati da Mourinho. Io lo guardavo da piccolo, nel clasico. Vuole giocatori coraggiosi? Sono pronto”.