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Sabatini: “Mou? Tutto molto discutibile. Pastore un sogno in movimento”

Le parole dell’ex ds giallorosso

Torna a parlare Walter Sabatini della sua esperienza alla Roma. Da Pallotta a Baldini, dal mercato fino a Mourinho. Ecco le sue parole a “Il Corriere dello Sport”.

Fazio e Perotti. Due giocatori importanti con una storia importante nella tua Roma. 

Una meraviglia averli qui. Sono venuti a stupire. Fazio è un capo, ha già superato le ruggini. Perotti, imprevedibilmente, è stato subito in grado di giocare. Era fermo da un anno. Ci sta mettendo un entusiasmo infantile.

Peggio Saputo o Pallotta? 

Per lungo tempo ho pensato meglio Saputo, poi ho dovuto ricredermi. Con Pallotta litigavo, ma almeno ci sentivamo. Con lui abbiamo messo su una Roma che ha giocato un grande calcio. E comunque non mi ha scandalizzato essere dimesso. Mi è successo anche con Zamparini.

L’esonero più doloroso? 

Tutti. Quando si esonera un allenatore è sempre una sconfitta personale. In assoluto, dico Rudi Garcia. Ma era un esonero inevitabile e giusto, aveva perso la spinta, l’appeal con la squadra.

Hai detto: un errore non prendere prima Spalletti. 

Mi spiace averlo detto, non si danno bastonate a chi sta fermo, mi ha dato fastidio averlo fatto. Ma era la verità. Se prendo Spalletti un mese prima, forse vinco il campionato con la Roma. Quell’anno aveva fatto 87 punti.

Dzeko con la maglia dell’Inter? 

Orrido. Io ho solo pensieri stupendi per lui. Gli auguro sempre il meglio. I tifosi della Roma non hanno capito che erano due o tre anni che lo volevano cacciare.

Alisson, Marquinhos, Benatia, Castan, Emerson Palmieri, Nainggolan, Pjanic, Salah, Dzeko. 

Perché mi fai questo?

Che ti suscita? 

Niente. Sai perché? La mia vita è stata la versione umana ddi Sisifo. Io non sono Sisifo invincibile a Zeus, sono il macigno che perpetuamente arriva in cima e poi cade a fondo.

L’esperienza più stremante? 

La Roma, nessun dubbio.

Finita perché? 

Pallotta aveva nominato Baldini come suo consulente personale. Può un direttore sportivo serio accettare una cosa del genere?

Interferiva molto Baldini? 

Non ci riusciva neanche a farlo, ma era un bordello. Gli agenti non sapevano da chi andare. Pallotta mi lasciò libero solo dopo aver portato a termine il mercato.

Il giocatore della tua storia di dirigente? 

Pastore. Giocatore e ragazzo meraviglioso. Una sconfitta penosa che la sua storia si sia interrotta. Sfortuna nera e lui s’è un po’ lasciato andare. Mi ha fatto male che i tifosi della Roma non l’abbiano conosciuto al suo meglio. Pastore non era un giocatore. Era un sogno in movimento.

Gioco di fantasia. Mourinho e Sabatini alla Roma. 

Come ti può venire in mente?

Addirittura? 

Mourinho è un teatrante di successo, io invece voglio fare il calcio vero. Lui potrà rispondere che ha vinto tutto e io niente. Avrebbe ragione, ma non cambio la mia risposta.

Non gli riconosci competenze calcistiche da allenatore top? 

Lui va bene per un certo tipo di squadra, un certo contesto, un certo tipo di obiettivo.

Sbagliato dunque per la Roma? 

Guardo i risultati. Lascia stare le partite perse. I giocatori messi al rogo, declassificati. Mi pare tutto molto discutibile.

Ti arrivasse una telefonata dai due americani: “Vieni alla Roma, a lavorare con noi e Mourinho?”

Gli farei un applauso, gli darei ragione, ma risponderei: “Rimango qua a Salerno dove la gente mi ama”.

Definisci la stagione di Mourinho fin qui. 

La considero un’annata interlocutoria. Roma è una realtà speciale. Va studiata, capita. Ora che l’ha fatto, Mourinho proverà a fare meglio, non certo con giocatori come Oliveira.

I tifosi lo amano senza riserve. 

Anche per colpa tua… Cazzo… Quell’Ave Mourinho…

La cosa più ignobile che hai fatto per portare a casa un giocatore? 

Ne ho fatte tante. Finte, bugie gravi, magheggi. Non farò nomi. Posso dire che per portare Salah alla Roma ho fatto un magheggio fantastico. Mentre gli altri dibattevano sul che fare a Firenze, io ero a Londra a chiudere con il giocatore.

Il colpo di cui fai più fiero? 

Marquinhos. Franco Baldini cercò di boicottare l’operazione. Lo fecero passare per uno troppo magro, fisicamente inadeguato. Non sapendo che avevo già concluso l’affare.

Plusvalenza notevole. 

M’ero impegnato con un obbligo d’acquisto a 4 milioni con il Corinthians. Quando ricevemmo un’offerta di 30 milioni dal Paris, la disapprovazione diventò gaudio.

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