Il progetto a lunga scadenza dei Friedkin sta facendo sognare i tifosi: ogni mossa è studiata alla perfezione, finora investiti oltre 600 milioni
Neanche a dirlo, non appena ieri è diventata ufficiale la notizia che, prima dell’autunno, la Roma sarà ufficialmente fuori dalla Borsa, i tifosi hanno subito iniziato a sognare ancora più in grande. Ciò non significa automaticamente poter comprare Messi e Ronaldo insieme. E’ però innegabile che il delisting permetterà all’azionista unico, il gruppo Friedkin, di avere meno vincoli sulle attività di campo (tra cui anche il mercato) e quelle corporate (tra cui anche, se non soprattutto, lo stadio).
D’altro canto, i Friedkin hanno già dimostrato di non avere problemi a investire cifre di un certo spessore: tra acquisto delle quote e successivi versamenti nelle casse del club, in due anni hanno investito oltre 600 milioni. Uscire dalla Borsa, magari con l’ingresso di nuovi soci e nuovi capitali in futuro, garantirà al presidente Dan Friedkin e a suo figlio Ryan, di poter operare con più rapidità e, soprattutto, più efficacia.
A questo si lega tutta la parte commerciale del gruppo. La Roma ha necessità di aumentare i ricavi: New Balance, con ogni probabilità, sarà sostituito con Adidas come sponsor tecnico. Altri sponsor sono pronti ad entrare, con l’obiettivo di crescere oltre che sportivamente (decisivo sarà l’ingresso in Champions League) anche dal punto di vista commerciale. E poi c’è la partnership con Fendi, che vestirà Pellegrini e compagni, tutta da sviluppare, a Roma e nel mondo.
Capitolo stadio: il club ha trovato un accordo con il Comune, ufficializzato nelle scorse settimane, per l’area di Pietralata. L’obiettivo è averlo nel 2026. Per la proprietà è fondamentale, ma Dan e Ryan non si sono mai spinti a dire: “Senza stadio in cinque anni andiamo via”. E questo, per i romanisti, è quello che conta di più. La Roma spera di arrivare ad almeno 70 milioni di introiti da stadio e, con la presenza in Champions, il fatturato potrebbe puntare ai 300 milioni, circa 100 in più di quelli attuali. Un futuro, quindi, tutto da scrivere, ma per i Friedkin l’uscita dalla Borsa era fondamentale. Lo scrive La Gazzetta dello Sport.