Lex giallorosso: “L’altro calciatore aveva dati maggiori, ma non aveva niente a che vedere con Radja”
Daniele De Rossi ha parlato a Sky Sport a margine dei Football Summit Awards. Di seguito l’intervista rilasciata dall’ex capitano giallorosso.
“La tecnologia cominciava ad essere presente nel 2001 con una raccolta di dati e lo studio del corpo umano dell’atleta ma non c’era il social che racconta tutto ai tifosi. Era tutto molto più intimo così come il tempo che passavamo insieme ai compagni. Quando sono arrivato in prima squadra si mandavano le foto in MMS e sembrava già tantissimo. Rimpiango quel momento, se dimentico il telefono torno a casa mentre prima vivevamo più sereni. Si giocava a carte, si parlava e si stava insieme. Il fatto che eravamo più italiani era più facile”.
Che rapporto hai con i social?
“Un giorno sotto casa ho trovato uno che ha detto, grazie delle parole su Kobe Bryant ma non avevo detto niente. Per far finire i fake ho aperto il profilo. Interagisco poco ma guardo e mi faccio gli affari degli altri. Mia moglie lo usa tanto e mette sempre qualcosa tutti i giorni, io non ne sento la necessità. L’altro giorno ho beccato un calciatore che leggeva i commenti di Instagram in un momento poco felice e non era giusto. Purtroppo succede anche questo”.
I big data e i numeri, sono strumenti utili per il futuro allenatore De Rossi?
“Fondamentale, non se ne può fare a meno. La raccolta dei dati e la match analyst è fondamentale. L’occhio è importante ma non basta più. La vecchia scuola pensa così, ma i dati aiutano tanto. Tanti anni fa stavamo per comprare alla Roma un calciatore e io ne volevo un altro che era Nainggolan. L’altro calciatore aveva dati maggiori, ma non aveva niente a che vedere con Radja. Là, però, va visto la squadra dove gioca e l’allenatore. I dati sono importanti ma non bastano”.