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La Roma ritrova Ranieri, dallo scudetto sfiorato alle lacrime sotto la Sud: una vita dedicata al calcio

La strada dei giallorossi si incrocia nuovamente con quella del tecnico romano: riscopriamo la sua storia e il suo straordinario passato da allenatore e calciatore

In una situazione di leggero miglioramento rispetto alle prime uscite stagionali, la Roma, con la netta vittoria casalinga per 4-0 sugli svizzeri del Servette sembra stia pian piano ritrovando le condizioni per tornare a fare bene. Evidenti sviluppi in tutti i settori del campo, a partire da quello del portiere, dove Mourinho ha imparato a sperimentare l’alternanza tra Rui Patricio e Svilar in Campionato e Coppa, fino ad arrivare alle certezze in attacco, che permettono ai tifosi di continuare ad assistere a un incessante susseguirsi di reti di Lukaku e gesti tecnici cristallini di Paulo Dybala. Maggiore sicurezza anche in difesa, in attesa del rientro di Smalling, colonna portante del reparto, e a centrocampo, dove il duo Paredes-Cristante sembra acquisire, con il tempo, maggiore fiducia, a differenza di quanto visto nelle scorse settimane. Ora, prima dell’avvento della seconda pausa nazionali autunnale, la Roma è chiamata a dare seguito al periodo di risalita in classifica e allungare a tre la propria striscia di vittorie. Per farlo, i giallorossi dovranno vedersela, in terra sarda, con il Cagliari, storica bestia nera dei capitolini, nella gara valida per l’ottava giornata di Serie A.
A guidare i rossoblù sarà Claudio Ranieri, ancora alla ricerca della prima vittoria in stagione, reduce da tre sconfitte di fila e ultimo in classifica, fanalino di coda del campionato. Attraverso un approfondito excursus del suo straordinario passato, è bene ripercorrere le numerose tappe che hanno portato il tecnico, oggi prossimo al suo settantaduesimo compleanno, a ritrovarsi in questa situazione con ancora la forza e la voglia di calcare importanti palcoscenici, come quello di Cagliari.

La gioventù romana vissuta nelle piazze testaccine

Nato a Roma il 20 ottobre 1951, precisamente a San Saba, zona limitrofa al popolare Rione di Testaccio, Ranieri cresce nell’oratorio della piazza del cosiddetto ‘Piccolo Aventino’ e pone le sue radici in una delle zone più veraci della Capitale. Qui nasce il suo viscerale amore nei confronti della Città Eterna e della AS Roma, che nonostante i tanti viaggi in giro per l’Europa, non ha mai dimenticato. Soprannominato ‘Er Fettina’ dai residenti del quartiere, Claudio spesso si recava nella storica macelleria del padre per aiutarlo, da qui la nascita del soprannome, prima di tornare a giocare ‘a pallone’ con gli amici. Proprio grazie a questi pomeriggi, poco tempo dopo, viene arruolato come attaccante della squadra del Roma Club Dodicesimo Giallorosso, uno dei circoli più longevi e ufficialmente riconosciuto dalla Roma. Nel 1968, all’età di diciassette anni, viene notato da Helenio Herrera, che lo fa tesserare nella Roma Primavera, permettendogli di riscoprirsi nel ruolo di terzino.

La carriera da calciatore tra Roma e Catanzaro

Cinque anni più tardi, nel 1973, fa il suo esordio in Serie A con la maglia giallorossa, con cui disputa poche partite, prima di trasferirsi, solo un anno dopo, al Catanzaro. È proprio in Calabria, dove rimarrà per otto anni, fino al 1982, che Ranieri trascorre gran parte della sua carriera calcistica.
Con il tempo, diventa il punto fermo della difesa delle ‘Aquile’, oltre a conquistarsi la nomea di giocatore con più presenze in Serie A nella storia del club. Ancora oggi, non a caso, è ricordato con affetto dagli storici tifosi della squadra del Sud Italia, citato con nostalgia assieme all’altro celebre giocatore, Massimo Palanca, in memoria di un passato glorioso che permise al Catanzaro, negli anni 70-80, di tagliare incredibili traguardi sportivi, come la vittoria per 3-1 all’Olimpico contro la Roma di Agostino Di Bartolomei. Terminata l’esperienza in Calabria, Ranieri concluse la sua carriera da calciatore nel 1986, dopo due brevi parentesi biennali al Catania e al Palermo.

La svolta: l’inizio della carriera da allenatore

È proprio nel 1986 che Ranieri inaugura la propria carriera da allenatore, che lo porterà a diventare uno dei tecnici più amati di sempre, sia in Italia che all’estero, e a sollevare, tra i vari trofei vinti, un Campionato inglese, una Coppa di Spagna, una Coppa Italia e un Campionato di Serie B francese (Ligue 2). Le prime esperienze avvengono al Vigor Lamezia, dove vince il Campionato Interregionale e al Cagliari, in cui ha l’opportunità di mettersi in luce, conquistando la Coppa Italia di Serie C e portando i rossoblù fino alla Serie A.
Nella stagione d’esordio 1990/91 nella massima Serie italiana, regala ai sardi la salvezza, prima di passare al Napoli e ottenere, con i partenopei, la qualificazione in Coppa UEFA, piazzandosi al quarto posto. Nell’estate del 1993 si sposta sulla panchina della Fiorentina, appena retrocessa in Serie B, e la riporta puntualmente in massima divisione, facendole vincere il campionato, prima di classificarsi, l’anno successivo al decimo posto, evitando abbondantemente la retrocessione. Nel 1995/96 guida i Viola fino al quarto posto e alla vittoria della Coppa Italia, che vale l’accesso in Supercoppa Italiana, vinta anch’essa contro il Milan Campione d’Italia.

Il passaggio in Spagna e l’esperienza al Chelsea, prima del ritorno in Italia

Nel 1997, Ranieri abbandona per un periodo la sua comfort zone, l’Italia, per trasferirsi in Spagna, al Valencia; un passaggio che gli permetterà, con il senno del poi, di crescere notevolmente come allenatore. Con i ‘Pipistrelli’ vince la Coppa Intertoto nel 1998 e conquista il suo primo trofeo estero: la Coppa del Re; una delle coppe nazionali più prestigiose d’Europa. Dopo una parentesi negativa all’Atletico Madrid, durata poco meno di un anno, nel 2000 approda in Inghilterra, al Chelsea, e fa il suo esordio da allenatore in Premier League. Nonostante le 109 vittorie in 199 partite conquistate con i Blues, il tecnico viene aspramente criticato dalla stampa inglese, che lo schernisce soprannominandolo “The Thinkerman” (“L’indeciso“), a causa dei suoi continui dubbi sulla formazione da schierare nella partita successiva. Viene successivamente sostituito, nel 2004, da José Mourinho, un giovane allenatore portoghese emergente, che ha già vinto la Champions League l’anno precedente, alla guida del Porto. È qui, dunque, che si verifica il primo atto di un’accesa rivalità, che nel tempo porterà i due a scontrarsi verbalmente in più occasioni.
Prima del ritorno in Italia, che avverrà solo nel 2007, dieci anni dopo l’avventura alla Fiorentina, Ranieri si ripresenta nuovamente al Valencia, dove vince la Supercoppa UEFA nel 2004. Dopo due anni sabbatici dal calcio, torna a sedersi in panchina nel febbraio 2007, al Parma, subentrando a campionato in corso a un esonerato Stefano Pioli. Con gli emiliani, il tecnico romano risolleva la squadra e centra l’obiettivo salvezza all’ultima giornata di campionato, compiendo una vera e propria impresa. A giugno dello stesso anno si trasferisce alla Juventus, dove prende il posto di Deschamps, e guida i bianconeri fino al terzo posto, facendoli tornare in Champions League.

La prima grande avventura sulla panchina della Roma

Giungendo a una delle tappe più intense della sua carriera, Ranieri, il 2 settembre 2009, alla terza giornata del campionato 2009/2010, torna nella sua città e firma il contratto con la Roma, mettendosi al comando, come lui stesso dichiarerà, della squadra del suo cuore, quella che lo ha cresciuto e gli ha permesso di muovere i suoi primi passi all’interno del mondo calcistico.
Il tecnico, però, si ritrova tra le mani una squadra con zero punti in classifica, reduce da due sconfitte nelle prime due partite stagionali, di cui una con la Juventus, potenziale diretta contendente alla vittoria del campionato, e il morale a terra. Insomma, un cumulo di macerie.
Con un grande lavoro di sagace comunicazione con la classe giornalistica – vivamente consigliato il rewatch di alcune sue celebri conferenze stampa – ed eccezionali indicazioni tattiche, che gli interpreti in campo sapranno applicare alla perfezione, Ranieri riesce a risollevare le sorti di una squadra in panne, portando un’intera città a vivere emozioni, a prescindere da tutto, indimenticabili. Partito da zero, ‘Sor Claudio‘, come lo soprannomineranno i tifosi, prende per mano i suoi ragazzi e li porta, l’11 aprile 2010, al primo posto, un punto sopra la spocchiosa Inter, proprio di José Mourinho, l’altezzoso allenatore che gli tolse il posto al Chelsea.

La rivalità tra Ranieri e Mourinho

Siamo nel periodo di massimo attrito tra i due tecnici, i quali si ritengono vicendevolmente poco simpatici e non perdono occasione per accapigliarsi verbalmente, nei collegamenti a distanza degli studi televisivi, nelle zone miste dei post partita e nelle sale delle conferenze stampa.
Si passerà da “Mourinho è un buon allenatore, siete voi – riferendosi ai giornalisti seduti in platea – che lo fate diventare un fenomeno” di Ranieri a “È troppo vecchio per cambiare mentalità, a sessant’anni ha vinto solo una coppetta. È stato in Inghilterra cinque anni e sa dire solo ‘good moorning’ e ‘good afternoon” di Mourinho, fino alla storica frase tagliente dello Special One, che dichiarò “Sui giornali non si scrive mai di una Roma che ha grandissimi giocatori, alcuni dei quali vorrei avere con me, ma che finirà la stagione con zero titoli”.

A un passo dal sogno: la Roma sfiora il quarto scudetto

Primo in classifica a metà aprile, con una media punti da record, considerando le due sconfitte nelle prime due uscite stagionali per mano dell’ex tecnico Luciano Spalletti, Ranieri riesce, per un periodo, a gestire una piazza in estasi e regolare gli animi all’interno di una squadra non abituata a vincere. Una settimana dopo la memorabile vittoria con l’Atalanta, che vale ai giallorossi il primato, il testaccino vince il derby, battendo 2-1 la Lazio, e conferma la sua lunghissima striscia positiva nelle stracittadine – rimasta attiva fino al 22 luglio 2020 -, lasciando fuori le due figure di riferimento, Totti e De Rossi, in una mossa particolarmente apprezzata dalla stampa.
A far crollare tutto, però, è la Sampdoria di Cassano e Pazzini, che si presenta all’Olimpico a quattro giornate dalla fine del campionato e, nel disturbante silenzio abissale dell’impianto, vince 2-1 in rimonta, permettendo all’Inter di scavalcare la Roma in prima posizione e rimanerci fino all’ultimo. I capitolini masticano amaro, costretti ad accontentarsi di un secondo posto, con 80 punti in classifica. A tal proposito, riferendosi a Mourinho, Ranieri dichiarerà: “È troppo facile motivare la piazza e sentirsi gruppo facendosi sentire attaccati da tutti e tutto. Sono bombe ad orologeria”. Il 5 maggio 2010 i giallorossi perderanno anche la finale di Coppa Italia, sempre contro l’Inter dello Special One, il quale pochi giorni più tardi, sull’onda dell’entusiasmo, vincerà anche la Champions League, mettendo in bacheca un Triplete che entrerà nella storia del calcio italiano.
Per Ranieri, dunque, si vanifica in maniera beffarda quanto di buono fatto in una stagione di duro lavoro; impegno che, in ogni caso, rimarrà scolpito nelle menti dei tifosi romanisti, che da quel giorno ritengono quell’annata una delle più esaltanti, dopo quella dello scudetto nel 2001.
L’anno successivo, datato 2010/11, parte a rilento. La squadra fatica a ingranare e i risultati non arrivano. In una nota conferenza stampa, Ranieri ci mette la faccia e dichiara con grande convinzione, di fronte a una sala di giornalisti che già gli ha voltato le spalle: “Quest’anno stiamo iniziando male. Volevamo partire a mille all’ora, non ci stiamo riuscendo. Non voglio alibi, è evidente che siamo in difficoltà, ma sono convinto che i nostri tifosi saranno con noi. Ci rialzeremo; l’abbiamo fatto l’anno scorso, lo rifaremo anche quest’anno”.
Sfortunatamente, così non andrà. Claudio rassegnerà le sue dimissioni il 20 febbraio 2011, dopo una pesante sconfitta in rimonta per 4-3 contro il Genoa a Marassi, con i giallorossi che avevano addirittura terminato il primo tempo in vantaggio 3-0. Al suo posto, viene scelto Vincenzo Montella come traghettatore, prima della nuova avventura con Luis Enrique.

Il periodo di transizione, il passaggio all’Inter e il ritorno all’estero

Profondamente segnato dall’esperienza a Roma e dal penetrante calore dei tifosi, Ranieri prende la decisione di rimanere fermo un anno, ma cambia idea quando, a settembre 2011, riceve la telefonata proprio dall’Inter, acerrima rivale due stagioni prima, ma che ora, dopo aver esonerato Gian Piero Gasperini, si trova in evidente difficoltà. Messe da parte le emozioni da tifoso, e posizionatosi prontamente al comando della squadra nerazzurra, Ranieri rinvigorisce gli animi della squadra meneghina e colleziona una striscia di otto vittorie consecutive, vincendo anche il girone di Champions League con una giornata d’anticipo.
L’esperienza a Milano termina però a marzo, quando viene sostituito dal tecnico della Primavera, Andrea Stramaccioni. Soli due mesi dopo, l’allenatore testaccino firma con il Monaco, la squadra di Monte Carlo, e torna a lavorare all’estero dopo sette anni. Nella piccola città-stato sulla costa mediterranea, Ranieri torna a vincere, conducendo Les Rouge et Blanc alla vittoria della Ligue 2, campionato francese di seconda categoria e dominando in lungo e in largo la competizione. Nella stagione 2013/14 si classifica, contro ogni pronostico, al secondo posto, sotto solamente al Paris Saint Germain del miliardario imprenditore qatariota Nasser Al-Khelaïfi. Nell’estate 2014 diventa il Ct della Nazionale greca, con l’obiettivo di qualificarsi agli Europei 2016, ma fallisce nell’intento e saluta dopo meno di sei mesi.

L’impresa di Leicester

Rimasto fermo fino all’estate successiva, Ranieri torna ad allenare a luglio 2015, quando viene contattato dal Leicester, club inglese militante in Premier League, promosso nella massima serie solo un anno prima. L’obiettivo è centrare la salvezza, ma nonostante i media e la stampa britannica, in memoria degli anni al Chelsea, lo prendano nuovamente di mira, considerandolo uno dei principali allenatori a dover essere esonerato prematuramente, il tecnico decide di vivere l’avventura più pazza della sua carriera. Sotto gli occhi sgranati dell’intero panorama calcistico, le Foxes iniziano a collezionare un’incredibile serie di risultati utili, qualificandosi matematicamente ai gironi di Champions, per la prima volta nella storia del Club, il 10 aprile 2016.
Il 2 maggio successivo, grazie al pareggio del Tottenham con il Chelsea, il Leicester vince la Premier League, anch’essa per la prima volta nella sua storia, e Ranieri diviene il terzo allenatore italiano ad alzare tale trofeo dopo Carlo Ancelotti e Roberto Mancini. Improvvisamente, la stampa smette di provocarlo, eliminando lo sconveniente soprannome “The Thinkerman” (“L’indeciso“), in favore di un solenne “King Claudio” (“Re Claudio“). Anche Mourinho, nemico giurato per anni, si ricrede sul tecnico romano e cambia idea, dichiarando: “Nonostante i tanti duelli verbali, sa che lo apprezzo molto. È una brava persona, si merita il titolo per ciò che ha fatto nella sua carriera”. In Italia, poi, verrà omaggiato del Grande ufficiale dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana, della Palma d’oro al merito tecnico e della Cittadinanza onoraria della città di Catanzaro.

L’ammutinamento delle Foxes, il Nantes e il Fulham

L’anno seguente non andrà come sperato. Dopo alcuni risultati negativi, inizia a circolare la voce che la squadra si sia messa contro le indicazioni dell’allenatore, finendo per farlo esonerare a febbraio 2017, da campione in carica e spiazzando, stavolta negativamente, il panorama calcistico europeo. Nell’estate successiva passa al Nantes, in Francia, con cui si classifica al nono posto dopo l’unica stagione disputata. A novembre 2018 fa nuovamente ritorno in Inghilterra, al Fulham, ma termina la sua esperienza anticipatamente, nel mese di febbraio 2019.

Il ritorno alla Roma

Poco più di una settimana dopo la fine dell’esperienza al Fulham, esattamente l’8 marzo 2019, Ranieri torna sulla panchina della Roma, al posto di un esonerato Eusebio Di Francesco. Anche in questo caso, il tecnico raccoglie i giallorossi in una circostanza più che complicata, con i tifosi reduci da mesi di malcontento e frustrazione, ulteriormente demoralizzati da una pesante sconfitta per 3-0 nel derby e un’eliminazione agli ottavi di Champions League con il Porto. Nella conferenza stampa di presentazione dichiarerà: “Quando la Roma chiama è impossibile dire di no. Sono pronto a lottare, ma ragazzi sono in difficoltà e io, da solo, non ce la faccio a portarli in Champions. Con la motivazione del pubblico che ti soffia dietro mi sentirei più sicuro”. Nei tre mesi di lavoro nella Capitale, infatti, Ranieri riporta serenità all’ambiente, facendo il possibile per rimanere nella zona alta della classifica e piazzandosi al sesto posto. A caratterizzare la sua seconda parentesi giallorossa saranno però le lacrime versate sotto la Curva Sud, la sera dell’ultima apparizione di Daniele De Rossi con la maglia della Roma, il 26 maggio 2019, davanti a uno stadio che gli dedicherà uno striscione con su scritto: “Nel momento del bisogno hai risposto presente, adesso ricevi l’omaggio della tua gente“. Pianse anche il cielo, in un’insolita fitta pioggia di fine maggio…

Il passaggio alla Sampdoria e il quarto ritorno in Inghilterra

Rimpiazzando ancora una volta Eusebio Di Francesco, Ranieri firma con la Sampdoria, squadra che gli tolse lo scudetto con la Roma, e debutta proprio contro i giallorossi, nel giorno del suo compleanno, pareggiando 0-0. Durante l’esperienza sulla panchina blucerchiata, attraversata dal disastro della pandemia, che costringe anche il calcio a fermarsi per quattro mesi, il tecnico batte diversi record e aggiorna importanti statistiche. Tra queste, tocca quota 1.000 panchine, contando le presenze in tutti i campionati, e vince il Derby della Lanterna, diventando il primo allenatore a disputare tutte le maggiori stracittadine italiane, con nove vittorie e un pareggio. L’anno successivo, nonostante i giganteschi problemi societari abbattutisi sul Club genovese, riesce a evitare la retrocessione in Serie B con quattro giornate d’anticipo, piazzandosi al quindicesimo posto e chiudendo proprio in quell’occasione la sua esperienza ligure.
Nell’ottobre successivo, Ranieri torna per la quarta volta in Inghilterra e si pone alla guida del Watford fino a gennaio 2022, quando viene sollevato dall’incarico. Pochi mesi più tardi, a maggio 2022, durante la semifinale di Conference League all’Olimpico tra Leicester e Roma, che varrà l’accesso dei giallorossi alla finale a Tirana, ‘Sir Claudio‘ si rende protagonista di un bellissimo episodio, che coinvolge entrambe le tifoserie presenti, nel corso del secondo tempo. Inquadrato dai maxischermi dell’impianto, i sessantamila presenti sugli spalti, romanisti e inglesi, iniziano ad applaudire il loro ex tecnico, mettendo in scena un’emozionante standing-ovation, alla quale Ranieri risponde alzandosi a sua volta in piedi con le lacrime agli occhi.

Cagliari: l’ultimo capitolo

Giungiamo dunque all’ultimo capitolo, probabilmente non solo in ordine cronologico, come da lui dichiarato, della sua immensa e variegata carriera. A dicembre 2022, Ranieri torna alla guida del Cagliari dopo 35 anni, la stessa squadra che lo lanciò come allenatore nel calcio professionistico nei lontani anni 80. Il testaccino si ritrova a metà classifica in Serie B, con l’obiettivo di compiere l’impresa finale e riportare in massima divisione i rossoblù. Con l’ennesima striscia di risultati utili, i sardi si classificano quinti, in attesa di disputare i play-off per risalire. Eliminate Venezia e Parma, Ranieri batte anche il Bari e riporta la bandiera dei Quattro Mori in Serie A, trentatré anni dopo la prima volta.
Ora, arrivato con ogni probabilità alla sua ultima stagione da allenatore, e dopo un inizio difficile che lo vede nella posizione finale di classifica, con zero vittorie, Ranieri è pronto a sfidare la ‘sua’ Roma, assieme al suo ormai ex rivale José Mourinho, per provare ad affrontare un’altra situazione spinosa. “Mourinho? È un grande”  ha dichiarato recentemente, “I litigi del passato sono cose nostre, che abbiamo messo a posto e superato abbondantemente. Lui mi ha conosciuto meglio”. Pace fatta dunque, con lo Special One che sicuramente augura al testaccino di uscire dal periodo negativo, in termini di risultati sportivi, ma dalla prossima partita.

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