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Viaggio all’interno del mondo della VAR che sta facendo discutere sempre di più: ecco come sta cambiando il calcio che conoscevamo

Fermatevi un secondo e pensate alla carriera di Maradona senza il suo gol di mano. Immaginate poi la lotta scudetto degli anni ’80 con il gol di Turone convalidato. E infine al contatto tra Iuliano e Ronaldo o al gol-non gol di Muntari.
Tutti episodi che hanno contribuito, nel corso degli anni, a radicare nella cultura calcistica generale il concetto di “furto”, di ipotesi di corruzione o combine (in alcuni casi i tribunali hanno fatto il loro lavoro), un terreno fertile dove muoversi per far sì che determinati episodi venissero ignorati o scientemente valutati in maniera erronea.

Questa riflessione arriva al termine di un periodo dove, soprattutto in Italia, abbiamo scoperto probabilmente le ultime sfaccettature della VAR, quelle casistiche possibili ma che ritenevamo altamente improbabili. Invece eccole qui, comparire dal nulla a Ferrara.

Dopo il 2-1 realizzato da Valoti e giustamente celebrato dalla squadra di Semplici, il VAR Mazzoleni richiama l’arbitro Pairetto su quanto accaduto poco prima in arra di rigore spallina: infatti Chiesa era stato atterrato in area di rigore da Felipe. Il direttore di gara così vola al monitor, ravvisa il fallo di Felipe e in sequenza: annulla il gol di Valoti e assegna il rigore alla Fiorentina. Sul dischetto Jordan Veretout non sbaglia. In meno di un minuto si passa dal 2-1 all’1-2.

Il post fa riferimento ad un episodio del 2017 in Olanda: il Feyenoord era avanti 1-0 sul Vitesse, e nella ripresa segnò la rete del raddoppio. Anche lì, esultanze e celebrazioni, ma l’arbitro Makkelie (il fischietto di Roma-Porto), richiamato dal VAR, andò al monitor e si accorse di un fallo precedente commesso nella propria area da El Ahmadi (mediano del Feyenoord) ai danni del centravanti avversario Matavz.
Gol annullato e rigore per il Vitesse: dal dischetto Büttner pareggiò i conti. Dal 2-0 all’1-1 in 2 minuti.

Episodio ancor più curioso in Mainz-Friburgo nell’aprile 2018: al 45′ minuto l’arbitro del match Guido Winkmann ha fischiato la fine del primo tempo. Dopo qualche istante però l’ausilio del VAR ha segnalato al direttore di gara un fallo di mano da parte del giocatore del Friburgo Kempf. Ragione per la quale Winkmann ha quindi deciso di assegnare il calcio di rigore ai padroni di casa.
Peccato però che il Friburgo fosse già negli spogliatoi, mentre i ragazzi del Mainz erano rimasti in campo proprio ad attendere la decisione. E fu così che per battere il calcio di rigore, successivamente trasformato da De Blasis, si sia dovuto attendere il ritorno in campo della squadra ospite.

L’ultimo episodio, dal punto di vista cronologico, è l’espulsione di Remy: al 74’simo del match tra Cracovia e Legia, il francese William Remy rifila un pestone a Javi Hernandez. Il direttore di gara Piotr Lasyk interviene, sventolando il cartellino giallo al difensore del Legia: il secondo del match per lui che significa espulsione e doccia anticipata. Così, mentre Remy s’incammina verso gli spogliatoi, Lasyk vuole rivedere la sua decisione al VAR: poco dopo il francese viene richiamato, l’arbitro annulla il secondo giallo e tira fuori il rosso diretto. Teatro dell’assurdo? Eppure, Lasyk ha agito in modo formalmente corretto: se il giallo porta all’espulsione, l’intervento del VAR è lecito e, appurata la volontarietà del fallo, il rosso diretto (che porterebbe a una squalifica più pesante) in questo caso sembra più appropriato.

A questi potremmo aggiungere i gol di Okaka e Tagliafico, rispettivamente in Torino-Udinese e Ajax-Real Madrid, annullati per una millimetrica posizione di off-side attivo di un loro compagno, in quanto sulla traiettoria del tiro. O quello di Sansone, convalidato nella sfida contro la Roma, nonostante Svanberg sia in fuorigioco e impalli completamente la visuale di Olsen.

 

Ed è qui che si scatenano le reazioni dei romantici, convinti che il VAR stia distruggendo la poesia del calcio, senza tener conto del contenuto emotivo, della genuinità di un’esultanza, ostacolata dal silent check, o da decisioni che alterano lo stato psicologico dei giocatori in campo. La domanda che ci poniamo è la seguente: c’è un tempo per far giustizia? 30 secondi di review sono “troppi” in base a cosa? Si falsa una partita “perdendo tempo” per prendere la giusta decisione o perseverando nell’errore, confermando una segnalazione errata?
I numeri ci vengono in soccorso.

Dopo le prime 120 partite della Serie A 2018-2019, gli errori riconosciuti sono stati 7, lo scorso anno nello stesso numero di giornate furono 8. Abbiamo avuto 657 silent check: 5,4 contro i 5,1 dello scorso anno a partita. Gli interventi del VAR sono stati 32 contro 34. Le correzioni sono state 21: 13 decisioni corrette, 8 confermate, 11 di queste sono “fattuali”, come il fuorigioco o la palla in gol.Siamo a 1.06% di errore rispetto a 1.33% dello scorso anno. Cinque di questi errori sono per mancato intervento del VAR, uno perché non facente parte del protocollo, uno per conferma della decisione».

Panorama.it ha saputo ricostruire tutti e 7 gli episodi contestati:

INTER-PARMA (Manganiello-Rocchi) – Mancata segnalazione di un fallo di mano di Dimarco sulla linea di porta su traversone di Perisic. La sala Var non si è accorta del tocco di braccio, invisibile in campo, e non ha chiamato Manganiello alla review che avrebbe comportato certamente l’assegnazione del penalty;

BOLOGNA-UDINESE (Manganiello-Orsato) – Netto fallo su Svamberg non visto dall’arbitro in campo con conferma del non-rigore anche successivamente alla review al Var richiesta dall’assistente allo schermo. Per i vertici arbitrali Manganiello avrebbe dovuto concedere il penalty;

TORINO-FROSINONE (Pezzuto-Giacomelli) – Mancato annullamento del gol del Frosinone nato in un’azione in cui c’è una spinta di Chisbah ai danni del portiere Sirigu. La sala Var, ha spiegato Rizzoli, si è persa il contatto perché impegnata ad analizzare un possibile fuorigioco molto complesso;

UDINESE-TORINO (Valeri-Nasca) – Ai granata viene annullato per fuorigioco un gol regolare perché l’azione viene fermata segnalando l’offside inesistente di Berenguer senza che si possa concludere. In questo modo diventa impossibile per il Var l’intervento a posteriori per ristabilire la verità del campo;

FIORENTINA-ATALANTA (Valeri-Doveri) – Era da cancellare il rigore concesso per presunto fallo su Chiesa che, invece, cerca il contatto con l’avversario e si lascia cadere. “Ripartenza rapida dopo un’azione in cui i Var erano impegnati in un chieck dall’altra parte del campo e si sono persi il contesto complessivo di quanto accaduto” ha spiegato Rizzoli;

LAZIO-SPAL (Guida-Ghersini) – Mancata espulsione per intervento di Vicari a fermare una chiara occasione da gol di Immobile;

CHIEVO-BOLOGNA (Orsato-Manganiello) – Era da togliere il rigore concesso al Chievo per un fallo di mano di Calabresi. Il Var avrebbe dovuto correggere la chiamata sbagliata in campo.

Inoltre i due episodi dell’Olimpico:

ROMA-INTER (14° GIORNATA) – Sotto accusa la mancata concessione di un rigore parso netto: sgambetto di D’Ambrosio ai danni di Zaniolo. Rocchi con la visuale coperta non ha colto il fallo, ma a far discutere è stata soprattutto la scelta sua e dell’assistente davanti al teleschermo di non attivare la on filed review. Arbitro Rocchi con Fabbri al Var.

ROMA-GENOA (16° GIORNATA) – Negli istanti finali di Roma-Genoa c’è una spinta di Florenzi ai danni di Pandev che sta per concludere a rete. Avviene tutto sotto gli occhi di Di Bello (arbitro) con Chiffi che non interviene per richiamarlo al Var fidandosi della valutazione di campo dell’arbitro. Era calcio di rigore.

Inoltre, ecco i numeri delle prime 120 partite del campionato nel confronto con la passata stagione (sempre dopo le prime 12 giornate):

EPISODI SOTTOPOSTI A VERIFICA – 657 (5,4 per partita) contro i 601 di un anno fa (5,1)

INTERVENTI VAR – 32 (uno ogni 3,75 partite) contro i 34 di un anno fa (3,29)

La percentuale di correzione è stata del 3,65% contro il 5,65% di un anno fa

TIPOLOGIA INTERVENTI VAR – 21 on filed review e 11 interventi senza controllo in campo (fuorigioco)

CAMBI DI DECISIONE – 24 contro 34 (9 rigori, 2 espulsioni e 13 gol) contro 34

PERCENTUALE ERRORE – Scesa dall’1,33% sul totale all’1,06%

 

Quindi abbassando così tanto la percentuale di errore, dando più spazio al merito tecnico, credibilità al regolamento e al movimento calcistico, siamo sicuri di rovinare qualcosa di più romantico seppur imperfetto?
Senza dubbio, il progresso porta sempre confusione e servirà ancora tanto tempo per settare il proprio stato d’animo a quello di una macchina che, senza alcun tipo di coinvolgimento emotivo, deciderà e renderà merito a quanto accaduto in campo.
Noi finiremmo a parlarne molto meno col passare del tempo e resteranno sempre meno errori clamorosi da raccontare ai nipoti, che cresceranno con un altro calcio, rispetto a quello che noi abbiamo conosciuto, più giusto ed equo per tutti.
E un giorno, quando riguarderanno vecchie partite, ci fisseranno increduli, chiedendoci: “Ma come hanno fatto a non annullare questo gol?”.

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