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AS Roma Match Program, Aquilani: “Ranieri può dare la scossa necessaria”

“La Roma è la squadra che mi ha fatto realizzare un sogno”

La Roma ha pubblicato all’interno del consueto appuntamento con l’AS Roma Match Program, un’intervista ad Alberto Aquilani. Ex calciatore giallorosso.

149 presenze 15 gol, non bastano i dati statistici per spiegare a chi non lo ha vissuto direttamente, il legame tra Alberto Aquilani e la Roma. Cresciuto nelle giovanili, con la maglia giallorossa si è affacciato nel calcio che conta e con quella maglia ha vinto due coppe Italia e una Supercoppa italiana, “ma avremmo potuto vincere di più”.

Cosa ha significato la Roma per Alberto Aquilani?

“Un po’ tutto. La squadra per cui tifavo sin da bambino. La squadra che mi ha fatto realizzare un sogno. La squadra che mi ha permesso di giocare per tanti anni con la maglia di cui ero tifoso sin da piccolino. Sicuramente una squadra diversa dalle altre”.

La sua Roma è stata l’ultima ad aver vinto, qual era l’ingrediente diverso?

“Per prima cosa eravamo una squadra forte, calciatori di alto livello e soprattutto un bel gruppo, che andava d’accordo dentro e fuori dal campo. Facevamo della filosofia di gioco la nostra arma, giocavamo molto bene. Nonostante fossimo giovani e con un ampio margine di crescita fisico, giocavamo sempre un gran calcio. E questo ci ha permesso di ottimi risultati”.

Dalle giovanili fino alla doppia vittoria in Coppa Italia e la Supercoppa italiana: qual è stato il momento che ricorda con maggiore nostalgia?

“Sono tanti. Il giorno dell’esordio contro il Torino, il gol dal derby, la vittoria a Madrid contro il Real… e poi i trofei”.

Ma allora si può vincere anche a Roma?

“Certo quando ti devi confrontare con una potenza come la Juve di quest’anno tutto diventa difficile e negli anni in cui ho ho vinto io a Roma la squadra da battere era l’Inter. Che forse si equivaleva alla Juve di oggi. Non era facile, come non lo è oggi, perché al momento la Juventus è inavvicinabile, però ci si deve provare”.

Rimpianti?

“No, per natura, mai”.

Una partita che vorrebbe rigiocare, invece?

“Forse più di una, qualcuna mi piacerebbe davvero giocarla di nuovo. Tra tutte il secondo tempo della finale di Supercoppa persa contro l’Inter 4-3. Il primo tempo me lo tengo così, con la mia doppietta che non è bastata per vincere la partita”.

Cinque anni dopo aver lasciato la Roma, giocò con Liverpool, Juve e Milan. e poi il suo trasferimento in maglia viola, a titolo gratuito. Ci racconta come andò?

“C’era una squadra in completa ricostruzione, il direttore Daniele Pradè, che avevo a Roma, ed Edoardo Macia che mi aveva portato al Liverpool, stavano gestendo la situazione. Presero Montella e mi chiamarono… Una volta che mi illustrarono il progetto non ebbi dubbi e fui uno dei primi calciatori ad andare. Poi ne arrivarono molti altri e per tre anni giocammo un gran calcio”.

Veniamo ad oggi, Roma-Fiorentina.  Che formazioni si incontrano?

“Ovvio che la Roma non è nello stato migliore, però c’è ancora tempo per uscirne fuori. Una squadra con quei giocatori e quelle caratteristiche può e deve cercare di rialzarsi. Ha tutti i mezzi per farlo”.

Crede sia più un problema mentale o fisico?

“Da fuori è difficile poterlo valutare. Non sta a me ipotizzare dove sia il problema. Sicuramente è una squadra che deve ricompattarsi”.

In maglia giallorossa è capitato anche a lei vivere momenti del genere, per esempio nell’anno dei cinque allenatori…

“A volta basta un risultato favorevole, un pizzico di fortuna che ti faccia vincere una partita anche non giocando benissimo, per ripartire. Bisogna che la squadra si ricompatti con l’allenatore e riesca ad isolarsi per uscirne, perché le qualità ci sono tutte”.

Il 7-1 di coppa Italia si trasformerà in voglia di rivalsa o paura di ripetersi?

“Credo sia stata proprio una giornata particolare, anche per la Fiorentina, non solo per la Roma. Credo che sarà difficile che si ripeta una partita del genere. La Fiorentina è una squadra importante che sta facendo bene, sempre un po’ sottovalutata, ma alla fine fa sempre delle buone stagioni. La Roma deve scendere in campo concentrata. Così ce la potrà fare”.

Chi può prendere la Roma per mano in questo momento particolare?

“Conta solo il gruppo… Devono stare tutti uniti per cercare di venirne fuori”.

Ranieri è arrivato a Roma pochi mesi dopo che lei è andato via, crede possa essere l’uomo giusto? Su cosa dovrà fare leva?

“Per fare un cambio in corsa sicuramente è un allenatore di esperienza, che conosce l’ambiente e che potrebbe dare quella scossa necessaria che vuole la società”.

Da centrocampista cosa ne pensa di Nicolo Zaniolo?

“È stata inizialmente una piacevole sorpresa, è un predestinato. È ovvio che più va avanti, più le aspettative su di lui salgono. È forte e ha dismostrato di avere personalità, ha un grande futuro davanti”.

Come finirà la stagione della Roma?

“È molto difficile prevederlo, è un continuo saliscendi. Basta una partita per far cambiare gli scenari. È impossibile fare un pronostrico perché sono in molte lì… È una maratona e chi resisterà di più raggiungerà l’obiettivo”.

In cosa è occupato in questo momento?

“Sto facendo il corso Uefa B, per prendere il patentino e allenare i giovani. Una strada che potrebbe interessarmi e che mi può già essere utile oggi perché ho comprato la Spes Montesacro, la società dove sono nato e cresciuto. Mi piacerebbe trasmettere ai ragazzi le esperienze fatte nella mia carriera”.

Cosa serve oggi ad un ragazzo per diventare calciatore?

“La passione… e non pensare di sfondare. I ragazzi si devono diventire e se non succede meglio che cambino sport. Poi se sono bravi si vedrà. Devono solo pensare a migliorare perché il calcio ti insegna delle regole che possono essere molto utili anche nella vita”.

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