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L’imperativo è ristrutturare, non ritoccare

Non servono ritocchi, ma una vera e propria ristrutturazione della rosa giallorossa

Tutti sanno tutto. O meglio: tutti pensano di sapere tutto. In realtà, però, nessuno sa nulla. E allora si ipotizza, si prevede, si suppone, si scommette su questa o quella indiscrezione. E che, se non altro, alimenta l’anima del tifoso, che si nutre di fantasie e di emozioni. Sono le conseguenze (in)dirette dell’Effetto Mou, cioè della capacità che la proprietà della Roma ha palesato nel tenere nascosto il proprio, clamoroso obiettivo tecnico. Oggi, a livello di calciomercato, dalla Roma non filtra nulla. Si andrà avanti così per settimane, aspettando sorprese quotidiane e stando sistematicamente dalla parte del giusto; Perché il calciomercato è la fiera dei sogni. E sognare non costa nulla e non fa male a nessuno. Figurarsi perciò quanto spazio ci sia per sognare se/quando l’operato di un club è blindato da un silenziatore. E in panchina hai un certo Mourinho. La realtà della Roma, comunque, è sotto gli occhi di tutti: va bene Mou, ma la squadra che ha chiuso il campionato al mortificante settimo posto ha bisogno di modifiche in ogni reparto. Qui non si tratta di ritoccare, ma di ristrutturare. La presenza dello Special One dovrebbe rappresentare una garanzia di futura qualità collettiva, però nulla va dato per scontato visto che ci saranno da tener d’occhio i conti e il bilancio. Ma l’occasione è troppo ghiotta per non ragionare in grande: alzata in maniera vertiginosa l’asticella in panchina, ora dovrebbe essere orientata verso l’alto anche la lancetta che indica la qualità del gruppo. Una mossa a dir poco necessaria per non vanificare la portata dell’investimento fatto sull’allenatore. Lo scrive La Repubblica.

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