Scelte lessicali volute, parole precise e messaggi da recapitare
Qualcuno lo ha già definito “Normal One”, qualcun altro ha intravisto lampi di genio in pieno stile Mourinho: ecco i passaggi salienti della prima conferenza stampa del portoghese.
DNA VINCENTE – Perché se sei un vincente, lo sei dentro e non ti adatti al contesto.
Mourinho pensa a come costruire un percorso che porti a vincere, non un percorso di crescita mirato all’essere competitivi.
“Si parla di tempo, è una parola chiave da quando mi sono incontrato con la proprietà. Ma se possiamo accelerare questo processo è meglio. Questa è la mia natura e voglio che tutti abbiano questa mentalità“.
Tradotto: lavoreremo ogni giorno per costruire una Roma competitiva e che possa durare nel tempo, ma se ci sarà l’occasione per vincere, io la coglierò.
TEMPO MOURINHANO – Parola che spesso a Roma si è abusata, legata a termini come “progetto”. Rispetto al passato dove era il gruppo squadra ad essere l’asset principale da far crescere sotto la guida di tecnici preparati, qui il netto cambio di rotta: il “tempo” sarà gestito da Mourinho, è lui il principale artefice del progetto. Sarà lui a scandire regole e principi della strada che porterà ad un cambio di mentalità, ancor prima che alla vittoria. Cambia l’unità di misura del tempo a Trigoria: lancette in avanti, da settare alla svelta con il fuso di Setubal.
NUOVE CONTRAPPOSIZIONI – Josè Mourinho si porta dietro una carriera di battaglie, in campo e fuori, spesso anche in conferenza stampa. E in tanti si sono avvicinati alla sua prima uscita da allenatore giallorosso con l’idea di dover individuare in maniera anticipata i suoi “nuovi”nemici. Che in realtà non sono ancora manifesti: lo sarà chi si metterà sul cammino della sua Roma, di vecchie battaglie o contrapposizioni con altri tecnici non sembra averne voglia. E se qualche giornalista si aspettava trasparenza e collaborazione, le porte di Trigoria da oggi appaiono ancor più impenetrabili.
DENTE AVVELENATO – All’interno di una conferenza stampa che ha esaltato la sua voglia di mettersi al servizio della progettualità giallorossa, dove lui rimane indiscusso attore principale (anche se lui ha provato a dire: “Non voglio la Roma di Mourinho, voglio la Roma dei romanisti: io sono solo uno in più“), non è mancata qualche frecciatina al suo vecchio amore italico: l’Inter. Il vincere senza potersi permettere di pagare gli stipendi l’anno successivo e il paragone (mai digerito) della sua Inter con quella di Conte sono stati i due chiari riferimenti che lo Special One ha voluto spedire in direzione Milano.
MERCATO: DIRETTORE BATTA UN COLPO – “Non ho chiamato nessuno“. Al netto che sia vero o meno, è certificazione della volontà chiara di far emergere come il lavoro di rafforzamento della squadra sia condiviso, senza che nessuna figura prevalga sull’altra.
“A fine mercato avremo una squadra degna di Mourinho” è stato il messaggio che Tiago Pinto ha voluto dare, messaggio che Mourinho ha sottolineato parlando del sostituto di Spinazzola: “Direttore, va bene Calafiori ma noi abbiamo bisogno di un terzino“. Della serie: Roma non è stata costruita in un giorno, ma iniziamo a posare le pietre di quella che sarà la Roma di Mourinho.