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San Siro è Special anche con la Roma: “Servono i trofei per fare la storia”

Lo Special One torna a San Siro

C’è un passato che non passa. Resta attaccato agli oggetti, ai volti delle persone anche quando sfioriscono. Nessuna meraviglia che stasera José Mourinho, rientrando a San Siro, avrà la sensazione di un tempo fermo, ghiacciato a quel 2010, quando la sua Inter era sul tetto del mondo e quello stadio era casa sua. Una delegazione della Curva Nord ieri gli ha consegnato una targa con su scritto: “La tua carriera lavorativa ti potrà portare ovunque, ma sei e resterai sempre uno di noi“.

Il tecnico, in conferenza stampa, è convinto di stare facendo bene: “Ci sono tanti allenatori che fanno lavori fantastici senza coppe e in questo senso sento che sto facendo un grande lavoro qui. Ma per fare la storia e lasciare il tuo nome servono trofei, che in questo momento non abbiamo“. Mou non fa drammi, anzi è contento di ricominciare con una sfida di questo livello: “Siamo preparati, magari dopo 15 giorni senza calcio è meglio rientrare con una partite di questo livello, perché non serve troppa motivazione. Basta andare a San Siro e giocare contro il Milan. Penso che i giocatori trovino facilmente la concentrazione e motivazione“.

A chi gli chiese se allenerebbe mai Milan, Juve o Lazio, Mourinho risponde cauto: “Siamo professionisti e dire che non si può allenare un altro club è un rischio. Ci sono club a cui puoi dire di no e non per mancanza di rispetto, ma rifiuti per il tipo di storia tra il club che hai allenato prima. Dopo il 2010 il primo club italiano che mi ha parlato non è stata la Roma. La Roma si poteva accettare, l’altro no. Non è una mancanza di rispetto, ma ad esempio non potrò mai allenare la Lazio. E sicuramente loro pensano lo stesso di me. Non penso di aver mai avuto problemi con il Milan, forse ho fatto qualche battuta“. Ma sbancare stasera a San Siro sarebbe quasi un modo per ricordare ai rossoneri che quello stadio è casa sua. Lo scrive “La Gazzetta dello Sport”.

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