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Ricomincio da tre: con la tripletta con il Bodo Zaniolo è ritornato al centro della Roma

La rinascita di Zaniolo

Tre gol per riprendersi la Roma e mettersi alle spalle un periodo nero fatto di esclusioni, fischi, panchine e bacchettate pubbliche. Tre gol per tornare l’uomo vetrina. Tre gol per capire realmente quali sono le sue intenzioni per il futuro e quelle del club. Al momento né Zaniolo né la Roma hanno certezze. Il 1 febbraio Pinto fu chiaro: “Non posso garantire che resterà”. Giovedì Nicolò ha restituito il colpo. A domanda se rimarrà in giallorosso, ha risposto: “Non lo so”. È la fotografia di una partita a scacchi che va avanti da tempo. Ed è proprio questa la parola chiave per inquadrare la vicenda: tempo. Perché da un lato il nazionale azzurro reclama una promessa fattagli dalla precedente proprietà, datata ormai due anni, di un adeguamento sostanzioso del contratto.

Dall’altra c’è Pinto che, dopo aver bloccato il prolungamento a fine ottobre su indicazione dei Friedkin, invece temporeggia, forte di una scadenza nel 2024. Il problema è che il tempo accelera o decelera a seconda di quello che accade. E se prima di giovedì sembrava trascinarsi stancamente, adesso ha ripreso a correre. Nicolò a Roma sta benissimo. Ama la città, i tifosi ed è ricambiato. Allo stadio, quando lo speaker l’altra sera ha annunciato che avrebbe giocato, l’urlo dei 64 mila si è sentito sino a Piazza Irnerio. D’altro canto, non può rimanere insensibile a quanto gli accade intorno. E in molti (Juve, Milan, Tottenham), ingolositi dallo stallo contrattuale, già si sono mossi con il suo entourage. Perché poi, alla fine, è sempre o quasi una questione di soldi. E la vicenda ogni giorno diventa sempre più intricata. La Roma assicura di non aver ricevuto nessuna offerta ma qualora arrivasse, non prenderebbe in considerazione proposte inferiori a 60 milioni. Lato Zaniolo, se ne prende atto. Ma si ribatte: se Nicolò vale 60 milioni, l’ingaggio (ora a 2,5) deve andare di pari passo con il suo valore sul mercato. Tradotto: guadagnare quanto Pellegrini e Abraham. Lo scrive Il Messaggero.

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