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Le sei chiavi di Mou per riaccendere i motori della Roma

Dopo i risultati negativi di inizio stagione, Mourinho ha diverse situazioni su cui intervenire per ricostruire una Roma realmente competitiva

“Torno subito a Trigoria a lavorare, con 7 giocatori…”. Il sarcasmo di Mourinho sui social manda anche un messaggio ai naviganti: proveremo a cambiare qualcosa, invertendo la rotta, ma al momento tra Nazionali e infortunati ho solo pochi giocatori su cui poter lavorare.

Tuttavia l’auspicio del pubblico romanista è che, dopo la desolante (non) prestazione contro il Milan e l’inevitabile confronto all’interno dello spogliatoio dell’Olimpico – dinamiche consuete in tutte le squadre quando si perdono partite in modo così fragoroso –  lo Special One riesca ad ottenere una sterzata in termini di gioco, rendimento individuale e quindi risultati. D’altronde oggi in conferenza stampa, Tiago Pinto parlerà a nome della società e presumibilmente ribadirà che, a fronte degli sforzi della proprietà culminati nell’arrivo di Lukaku, l’obiettivo minimo è lottare per un ritorno in Champions dopo cinque anni d’assenza.

Se il punto in tre partite fin qui ottenuto è frutto di un’evidente confusione di natura tattica, oltre che di uno stato fisico generale non ottimale, la sfumatura positiva è che la Roma non possa fare peggio di così e tendenzialmente potrà solo migliorare il suo rendimento. Ma su chi punterà Mourinho per costruire una terza versione di Roma competitiva?

CHRIS DOVE SEI? – Dopo il rinnovo di contratto a furor di popolo e due anni quasi consecutivi di partite giocate ad altissimo livello, l’inizio di stagione di Smalling è stato letteralmente da incubo. L’età c’è ma anche l’esperienza e diversi errori commessi dal britannico nelle prime uscite stagionali hanno inciso come o forse più delle incertezze di Rui Patricio sulle reti subite dai giallorossi. L’ex United è uno dei pochi rimasto a Trigoria, dunque in questi giorni potrà lavorare sulla brillantezza fisica. Recuperarlo al top vuol dire tornare a vedere un blocco difensivo cementato intorno alle sue qualità di marcatore, tra i migliori in Italia per rendimento nelle ultime stagioni

CALDERONE QUINTI – Gli esterni della Roma sono un problema atavico. Raramente in questi ultimi anni la società giallorossa è riuscita sul mercato a risolvere la questione, definendo almeno una coppia di titolari affidabili. Giocando con il 3-5-2, gli esterni dovrebbero essere fattori decisivi soprattutto in zona offensiva. Zalewski, Spinazzola, Karsdorp, Celik e Kristensen per motivi diversi appaiono sistematicamente in difficoltà. Cross sbagliati, chiusure difensive ritardate, incapacità di andare in rete con regolarità. L’arrivo di Lukaku potrebbe acuire il problema, perchè il belga con questo sistema di gioco, necessita di un apporto costante da parte dei quinti (ricordate Hakimi all’Inter?). Da qui la possibile soluzione del problema: schierare come accaduto lo scorso anno Stephan El Shaarawy largo a sinistra, con Zalewski o Karsdorp (dei destri alla fine resta il migliore) sul lato opposto. Il Faraone lo scorso anno da quinto ha offerto grandi prestazioni, trovando anche gol importanti come Napoli, Real Sociedad e Feyenoord in casa. La coppia El Sha-Karsdorp potrebbe essere la carta, si spera definitiva.

RENATO, RENATO, RENATO… – Lo storico di infortuni cronici di Sanches si è materializzato di nuovo agli albori dell’esperienza giallorossa del portoghese. Un problema muscolare non gravissimo, che ha spinto però lo staff ad evitare rischi. Sanches è a Trigoria e da ieri ha ricominciato a lavorare, con lo spirito di chi vorrebbe dimostrare quel talento intravisto in alcune sue precedenti esperienze. Le caratteristiche dell’ex PSG sarebbero compatibili con le necessità di Mou: una mezzala di strappo, capace di condurre palla verticalmente, assistere le punte e sfornare giocate di qualità. Ora il tecnico lusitano, che comprensibilmente nutriva le stesse remore della stragrande maggioranza dei tifosi sulle condizioni fisiche di Renato Sanches, ha l’obbligo di provare a recuperarlo per inserire diversità e sostanza nel centrocampo giallorosso, come intravisto all’esordio nella ripresa contro la Salernitana.

CRISTANTE O PAREDES, INSIEME NO! – Nulla è impossibile nel calcio, ma la coppia Paredes-Cristante ora come ora, visto lo stato fisico e tecnico generale della squadra, non può funzionare. L’argentino è più play di Bryan, ma meno equilibratore. Insieme fanno fatica, soprattutto perchè ormai Cristante è settato nel ruolo di mediano davanti alla difesa e la mezzala (che non è mai stato) fatica a farla. Contro il Milan è sembrato un pesce fuor d’acqua, spesso spalle all’avversario, quasi mai con la postura giusta e in costante ricerca del pallone. Mourinho deve fare una scelta, restituendo al centrocampo giallorosso maggiore dinamismo con uno tra Bove e Renato Sanches.

LA PASTA DEL CAPITANO – Tra sfortuna, pali, acciacchi fisici che ricorrono, Lorenzo Pellegrini ha vissuto una larga parte della scorsa stagione in apnea, risalendo la corrente solo nel finale e ha iniziato però da dove aveva lasciato. Troppo intermittente il suo rendimento, poco decisivo in zona offensiva dove il Capitano ha assicurato negli anni giocate qualitative, diverse dalla media degli altri compagni, più difficili e quindi potenzialmente più rischiose. La sensazione è che in questo momento non sia del tutto sereno. Lo si percepisce dal volto e dal nervosismo visto anche contro il Verona (ammonito per proteste nella ripresa per un fallo giustamente fischiato ai suoi danni da Doveri). Nel ruolo di mezzala d’inserimento potrebbe ritrovare maggiori certezze. Ragiona da anni da trequartista, ma la scorsa stagione ha faticato molto per la squadra abbassandosi costantemente a supporto di Matic e Cristante. In estate qualche traccia positiva legata ai suoi inserimenti a sorpresa si è vista (come a Verona sul lancio profondo di Mancini e un gran gol sfiorato) va solo ritrovata maggior consapevolezza. Riparta dalle giocate più semplici.

DYBALA-LUKAKU DA SCOPRIRE – Banale, ma anche la più grossa ancora di salvezza della stagione giallorossa. Paulo e Romelu insieme sono un territorio splendido ancora tutto da esplorare. Lukaku nella sua massima espressione fisica e calcistica ha reso da top player assoluto in coppia con Lautaro Martinez. La Joya è diverso dal Toro, meno profondo nel ricercare la posizione, più abile naturalmente a fluttuare tra le linee e trovarsi la posizione giusta per far male all’avversario. Lukaku dovrà essere boa ma anche abile a sfruttare la profondità che Dybala gli lascerà. Meccanismi da trovare, in fretta, giocando insieme.

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