L’intervista del tecnico dello Sheriff, Roberto Bordin, tra calcio e una guerra che dura ormai da più di un anno a pochi km.
Roberto Bordin ha parlato ai microfoni de il Messaggero. Ecco le sue dichiarazioni a poche ore dal match contro la Roma:
Bordin, ma come è finito qui?
“Sei anni fa ebbi un colloquio con un mio ex direttore sportivo che mi propose di fare un’esperienza in Moldavia. All’epoca ero rimasto a piedi, non avevo una squadra e sono arrivato a Tiraspol. Alla fine è stata un’ottima scelta. Lo Sheriff è un club con le idee chiare, che negli anni è cresciuto molto anche a livello europeo, raggiungendo la Champions e battendo addirittura il Real Madrid . All’epoca io allenavo la Nazionale ma fu comunque una grande soddisfazione”.
La Transnistria è ad una decina di chilometri dall’Ucraina. Eco della guerra?
“Nessuno, qui è tutto tranquillo. A Tiraspol si vive bene. Ho preso un appartamento vicino al nostro centro sportivo. Adesso sono da solo ma fino a poco tempo fa c’era anche mia moglie con la più piccola delle bambine. È chiaro che devi abituarti a realtà diverse. Tipo il fatto che non esiste la carta di credito per chi arriva da fuori e quindi gli amici che vengono a trovarmi sono costretti a cambiare i soldi qui. Per il resto, è un posto come un altro”.
Cosa le ha detto la sua squadra al fischio finale di Roma-Empoli?
“Nulla. Ci siamo guardati in faccia, siamo carichi. Sapevamo già prima che erano fortissimi”.
Obiettivo nel girone?
“Roma e Slavia sono le più forti. Noi ce la giochiamo con il Servette, consapevoli che nelle competizioni europee la sorpresa è dietro l’angolo”.
Che tipo di allenatore è Bordin? Più vicino a Mourinho o appartiene alla nouvelle vague che punta al gioco come De Zerbi?
“Lo Special mi piace perché è un tecnico molto diretto. E un vincente, sa quello che vuole, riesce sempre a tirare il massimo dai suoi calciatori. Io provo a regalare la mia idea. Conosciamo i nostri limiti e con la Roma giocheremo a ritmi alti. Se ci difendessimo davanti alla nostra area rischieremmo di fare la fine dell’Empoli”.