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Balzaretti: “Zaniolo? Un top player. Per essere un buon dirigente non basta esser stato un buon giocatore”

“Zaniolo? Se non lo è già, diventerà un top player”

Federico Balzaretti è intervenuto sulle frequenze di Teleradiostereo ed ha parlato del suo percorso da dirigente sportivo e anche della Roma. Queste le sue parole:

…Il gol al derby

“Un momento dove si è fermato il tempo ed è bello che sia rimasto nella memoria collettiva di tutti. Tutte le volte che ricevo un messaggio che mi ricorda quel momento e mi scrivono grazie, rispondo sempre grazie a voi”.

Come stai vivendo questo periodo complicato?

“Fortunatamente stiamo tutti bene a casa e  nessuno dei nostri familiari è stato colpito dal Covid 19. Poi posso dire che noi riusciamo a stare bene in famiglia per cui le giornate passato tranquille insieme alle bambine, dato che con Eleonora ne abbiamo 4, quindi non ci si annoia di certo. La mattina facciamo i maestri e poi cerchiamo di fare delle attività che coinvolgano tutta la famiglia. Con i compagni del Palermo abbiamo creato un’associazione fondi che sta andando molto bene per la aiutare le famiglie che sono in difficoltà. Si cerca quindi di rendersi utili e fare delle cose importanti per la comunità”.

Oltre al gol al derby, qual è stata l’emozione più grande che ha provato da calciatore? Cosa è mancato alla Roma della stagione 2014-15 per fare un ulteriore salto di qualità?

“Un momento che ricordo è la semifinale dell’Europeo 2012 con la Germania. Nel mio cuore quella partita ha un posto speciale, è stato davvero un bel momento dal punto di vista personale. Anche perchè dal punto di vista fisico loro erano molto forti, il più piccolo era un metro e ottantacinque. Ci sembravano grandissimi e invece riuscimmo a dare una grande soddisfazione a tutti gli italiani. Purtroppo nella stagione 2014-15 ho vissuto soltanto gli ultimi 2 mesi e mezzo con la squadra, perchè stavo combattendo contro quella maledetta pubalgia. Nell’ultimo periodo sono rientrato in gruppo perchè me lo chiese anche la società, dato che era un momento particolare e bisognava stringere i denti e conquistare la Champions League. Il rimpianto più grande posso dire che  è stato il primo anno, quello delle vittorie consecutive. Se non ci fosse stata una Juve straordinaria avremmo potuto provare a vincere il titolo”.

Qual è la difficoltà più grande per un direttore sportivo? Zaniolo può diventare un top player in poco tempo?

“Il direttore sportivo ha più aree di competenza, la parte sportiva non è soltanto comprare i giocatori o fare i contratti. E’ un ruolo molto grande e totale e sopratutto meno tangibile nell’immediato. Ha bisogno di più tempo e di un certo tipo di continuità, ripeto il ds lega molte più aree all’interno della parte sportiva. Deve essere bravo a legare questi rapporti e deve avere persone vicino fidate, perchè non può gestire tutto. E’ una squadra nella squadra, ha bisogno di collaboratori bravi.  Su Zaniolo dico che se non lo è già, sicuramente lo diventerà. Stiamo parlando a livello europeo di uno dei talenti più grandi che c’è in circolazione”.

Come vive un calciatore professionista l’evoluzione a dirigente e cosa deve studiare per arrivare al top della forma in questa nuova veste?

“Io ho intrapreso questa strada perchè mi piace, molti vogliono fare gli agenti o gli allenatori. Ognuno cerca la propria strada. A me piace molto un ruolo manageriale ma bisogna studiare. Il mio percorso è iniziato con la Roma, che ringrazio sempre, che mi ha dato la possibilità di seguire tutti i ragazzi in prestito e collaborare con la direzione sportiva. Un ruolo molto importante e di responsabilità. Io ho preso il diploma di direttore sportivo e poi da quando mi è scaduto il contratto con la Roma sto facendo un master universitario che fa la Uefa, dove siamo ex calciatori come Drogba, Kakà, io O’Shea, per cui dico che bisogna sempre studiare e aggiornarsi, poi però l’esperienza la fai sul campo. Non c’è un giorno in cui non guardo almeno 2-3 partite, ieri ad esempio abbiamo fatto una sessione su come la Uefa sta lavorando sul Covid 19,  ci sta dando la possibilità di aggiornarci e studiare con questo corso. Poi però c’è assolutamente una parte di pratica che va fatta sul campo. Non basta essere stato un buon giocatore per essere un buon dirigente”.

Come agiresti per far ripartire il calcio in questo momento?

“Bisogna davvero avere un quadro totale e se devo essere sincero, in questo momento non ce l’ho. Parlo da tifoso e da grande appassionato di calcio e sapendo quello che porta a livello di emozioni a tutti noi è chiaro che la speranza sia quella di poter ripartire. Non c’è dubbio. In Italia, il calcio ha un valore altissimo ma è chiaro che ci sono dei pensieri molto più grandi da fare. La salute delle persone va sicuramente tutelata per cui bisognerebbe avere un quadro talmente grande e completo per poter prendere questo tipo di decisioni che io sinceramente non ho. C’è la speranza che si possa ripartite con calma, ma le soluzioni non sono facili. Ripeto, ieri abbiamo fatto questa lezione di due ore e la stessa Uefa ha tanti dubbi. Si parla di trasferimenti, di viaggiare da una città all’altra, di talmente tante cose, ad esempio dei giornalisti e addetti ai lavori. Mi auguro e spero che vengano prese decisioni che salvaguardino la salute delle persone a casa e in secondo piano per il calcio e che per una volta gli interessi personali possano essere messi dietro a quelli che sono gli interessi della collettività. La speranza rimane quella che si possa ricominciare e finire la stagione”.

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