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De Rossi: “Sì, voglio allenare. Mancini è scivolato su una buccia di banana” (FOTO)

Le parole dell’ex capitano giallorosso


Ospite del programma televisivo “Propaganda Live” in onda su La7, Daniele De Rossi è stato intervistato. Queste le sue parole:
INTERVISTA INTEGRALE

Sei teso?
“No, come quando vado a parlare di calcio e fuorigioco (ride, ndr)”

Ricordi il tuo primo gol…
“Non ricordo la data”

Con Sorrentino ti senti?
“Ha ripreso a giocare, mi sembra faccia l’attaccante”

Formalmente cosa sei ora?
“Un ex calciatore e un padre a tempo pieno. Nemmeno troppo annoiato anche se spero non duri in eterno”.

Vuoi fare l’allenatore? Lo confermiamo?
“Sì, ma non immaginavo ci fosse di mezzo la pandemia. Pensavo di viaggiare per imparare, sono tornato a gennaio dall’Argentina e poi è successo tutto…”

Diversi casi anche nel Boca
“Sì anche se è successo dopo che sono andato via. Li ho sentiti, alla fine tra staff e giocatori sono stati una trentina”.

A breve ci si dovrà rifermare?
“Non ho capito neanche io chi si fermerà e chi continuerà, ma di certo si ferma la maggior parte di quelli che il calcio lo fanno per passione e non per lavoro”.

Sulla vignetta pubblicata su Instagram dal ct azzurro Roberto Mancini
“Lo conosco, è una persona da seguire. Stavolta è scivolato su una buccia di banana e si è scusato prontamente. Ho letto di tutto ma forse su di lui la reazione è stata un po’ eccessiva”

Che rapporto hai col negazionismo?
“Sono dalla parte opposta. Tendo a fidarmi perchè non ho competenze, non ho studiato. Mi fido di chi lo ha fatto. Il problema è che tanti esperti hanno detto cose diverse tra loro e questo destabilizza tutti e porta ad un clima di incertezza che ci scombussola un po’ tutti”.

Ti ha chiamato Conte?
(ride, ndr) “Nella mia vita ci sono diversi Conte: l’avvocato, il mio ex allenatore…”

Come ti poni sul fatto che il Premier sia rivolto a Fedez e la Ferragni per convincere ad indossare la mascherina?
“Una polemica assurda. E’ la legge del mercato, funziona così. Alcune persone fermano anche me per strada per mandare dei messaggi ai loro figli e convincerli a fare i compiti o a mangiare la verdura. Usare un veicolo per recapitare un messaggio può funzionare. I giovani ascoltano di più persone che seguono, che in questo caso ritengo siano anche piuttosto in gamba. Non ci trovo nulla di male”.

Nello sport c’è il negazionismo?
“Ne sono un po’ fuori, o comunque lo sono stato nel periodo della pandemia”.

E sugli eventi dello sport?
“Io penso che  i negazionisti lo siano di indole, non solo sul Coronavirus. Ho un amico che è una persona brillante e una volta parlando mi disse che si sapeva che la Juve doveva vincere per il potere che ha. Io gli dissi che non era così, che ogni volta mi facevo buttare fuori, facevo la guerra e mi avvelenavo, che non c’era nessun complotto dietro. Stesso discorso sul doping. Sosteneva che a noi i controlli non venissero fatti…”

Quanti scudetti ha la Juve?
“Io il numero non me lo ricordo veramente, non voglio fare polemica. Come ha detto anche il presidente Agnelli lui è uno che rispetta le regole quindi due di meno”.

Da ex calciatore cosa ne pensi del campionato passato e di quello attuale in relazione al Covid? Sono falsati?
“Sono regolari, complicati e non verranno ricordati come i più belli della storia del calcio. Quello passato forse è un po’ più falsato, dopo il lockdown alcune squadre hanno totalmente invertito il loro rendimento. Quello attuale è alterato, diverso dal solito ma comunque si parte tutti sulla stessa barca. Chi è più fortunato ad avere meno positivi avrà la squadra più completa”.

C’è un pregiudizio sulla capacità dei calciatori di esprimere opinioni sensate su tematiche importanti come il Coronavirus?
“Si tende a sottovalutarli, ma poi i giocatori sono tanti. E sono tanti quelli che hanno voce in capitolo e un’idea propria. Il fatto che ci siano tanti contagi oggi implica che anche il calciatore, che ha una vita e una famiglia, non ne sia immune. Bolla? Il calciatore deve fare una vita normale, non può stare un anno rinchiuso”.

E’ difficile per un calciatore esporsi su temi di carattere politico?
“Io credo che ad esempio in America si parta da discorsi piuttosto pesanti, come il razzismo. Tante star americane prendono a cuore il discorso politico perché hanno un background di sofferenza. In Italia è diverso, sono pochi i calciatori che si espongono. Ma quando fai un intervento spesso c’è una strumentalizzazione di quello che dici. Io stesso sono stato accostato ad un’organizzazione di estrema destra. Come ti muovi prendi schiaffoni”.

Sei un tipo social?
“No” (ride, ndr)

Ti vogliamo buttare su Twitter, ti abbiamo creato un account
“Ma questa è la foto che ti ho mandato io!” (ride, ndr)

Hai una frase da spogliatoio condivisibile?
“Sì, non è il massimo e ho smesso anche di dirla. C’era Vito Scala che mi invogliava a dirla perchè lo faceva ridere. Era un invito ai miei compagni ad essere…. Non si può dire (ride, ndr). La frase è ‘‘ndo nun s’ariva coi piedi c’arivamo ch’e mano”, per dire che quello che non saremmo riusciti a fare in un modo lo avremmo fatto in un altro”.

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