Il presidente della Roma Franco Sensi aveva dichiarato da subito la sua volontà di rinviare la partita, intanto lo Stadio Olimpico si stava riempiendo quasi completamente.

“C’era molta attesa a Roma per questa partita. Avevamo vinto lo scudetto e c’era entusiasmo. Si ritornava a giocare in Coppa dei Campioni dopo tanti anni e si affrontava una squadra come il Real Madrid. Sarebbe dovuta essere una festa. Probabilmente era una partita che non andava disputata, anche per via di tutta quella gente riunita in un unico luogo. Ma è stata presa una decisione nel giro di poche ore, non si è avuto il tempo di sospendere la partita così come del resto le altre in programma. Tra l’altro a Roma la gente era già nei pressi dello stadio molte ore prima della gara”.

Aveva appena giocato due gare con la Nazionale italiana di Trapattoni, nell’amichevole con il Marocco aveva segnato anche il suo primo e unico gol in azzurro.

“Alla vigilia ero dispiaciuto di non poter giocare, ma lo sapeva da tempo. Noi eravamo in un momento magico, io in quel periodo della stagione ero sempre in forma perché non soffrivo la preparazione atletica. Giocai poi a Madrid, pareggio 1-1 al Bernabeu, il tempio del calcio europeo. Io e la Roma eravamo entrati in una nuova dimensione calcistica”.

L’anno dopo, nel mese di agosto, giocaste un’amichevole a New York con il Real Madrid in memoria delle vittime dell’11 settembre.

“Ho un ricordo molto forte di quel giorno. Un tifoso della Roma che viveva a New York venne in lacrime nel nostro hotel. Lavorava alle Torri Gemelle e per seguire in tv l’esordio in Champions League del suo club aveva chiesto un permesso di mezza giornata al suo datore di lavoro. Siccome non glielo avevano concesso, era rimasto a casa tutto il giorno. Tutti i suoi colleghi sarebbero morti nell’attacco terroristico, lui si salvò grazie alla sua squadra del cuore. Fu molto emozionante”.