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La Roma, i big match e gli arbitri: esegesi della noia

I limiti della Roma, le sconfitte nei big match e le decisioni (avverse) arbitrali: sempre la stessa (noiosissima) storia

Il copione è sempre lo stesso, da troppo tempo a questa parte. Negli ultimi 38 big match, un campionato intero, la Roma ha collezionato 32 punti: un cammino da retrocessione. Il tifoso romanista vorrebbe ribellarsi con tutte le sue forze a questi eventi che, ormai, sono diventati di una noia mortale. Sì, perché oltre ai limiti oggettivi della Roma ed un gioco che ancora non si vede, si sa già per certo che, se il match è uno scontro diretto, quest’ultimo sicuramente non si vincerà. A completare il quadro, immancabili, arrivano gli arbitri.

Già, perché i direttori di gara impegnati nei match della Roma, è come se sapessero che il destino della sconfitta è praticamente ineluttabile: ogni cosa che potrebbe rimettere in partita la Roma, specie negli scontri diretti, viene puntualmente “spostata” a favore degli avversari. Il copione della Roma ormai è diventato noioso e prevedibile: i limiti oggettivi della rosa si uniscono alla sfortuna, comunque sempre presente, e alle immancabili decisioni (avverse) arbitrali.

I tifosi giallorossi sono perfettamente consapevoli che, prima o poi durante il match, qualcosa andrà storto. Ma ciononostante dimostrano un amore ed un attaccamento ai colori da applausi a scena aperta. Prendiamo il caso della partita di ieri contro il Milan. È evidente e sotto gli occhi di tutti che la Roma ha grossi limiti: rosa corta, modulo che non convince e una fluidità di gioco che raramente si vede. Tuttavia il match poteva ancora girare a favore della squadra giallorossa ma, puntuale, il direttore di gara, nel dubbio, prende la decisione contraria alla Roma.

Non ci sarebbe nemmeno da entrare nel merito della scelta, analizzando e arrivando alla conclusione del giusto/sbagliato, perché l’ineluttabile porterà sempre il vantaggio della decisione agli avversari. Purtroppo, oltre a quella della noia, la Roma ci sta abituando anche all’esegesi della sconfitta. Il campionario di sconfitte nei big match purtroppo è estremamente vasto.

E ogni volta, analizzando le varie sconfitte, ci troviamo a dire: “Qui è stata colpa nostra, abbiamo regalato un tempo”, “Qui gli avversari erano troppo forti, però ce la siamo comunque giocata”, “Qui ci siamo consegnati, potevamo fare molto di più”, “Qui è colpa esclusivamente dell’arbitro, la gara l’ha decisa lui”. Mille spiegazioni, mille esegesi della sconfitta, ma un solo punto in comune: la Roma, le gare in questione in tutti questi commenti, l’ha perse.

La speranza è che Josè Mourinho, magari insieme ad un corposo mercato di gennaio, riesca a sovvertire le sorti della Roma in questi maledetti match. Bisogna fare tutto il possibile per allontanare dagli scontri diretti le parole “Sconfitta”, “Noia” e “Arbitri”, anche se ovviamente l’ultima non dipende da te essendo un fattore che non puoi controllare.

Il tempo, sempre invocato da Pinto e Mourinho, speriamo tutti che possa portare un nuovo copione in casa Roma. Il tempo, col duro lavoro, si spera possano cancellare la noia che assale il tifoso romanista ad ogni partita, facendogli esclamare una frase estremamente romana, tipica della città in ogni ambito: “E che te pare…”. Perché, quando il tifoso giallorosso guarda la partita, sa benissimo che ogni cosa negativa è sempre in agguato. La speranza di tutti è che, magari anche per una volta sola, la Roma riuscirà ad essere più forte di tutto e di tutti. 

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