Parla Amin, il ragazzo ai cui gli ultras biancolcelesti hanno indirizzato cori discriminatori durante il match contro il Verona
Si chiama Amin lo steward in servizio allo stadio Olimpico e vittima del brutto episodio avvenuto sabato durante Lazio–Verona. Il giovane addetto alla vigilanza che è stato oggetto di cori razzisti dalla Curva Nord ha raccontato la sua esperienza a Radio Capital:
“Principalmente hanno iniziato a urlarmi dietro quando i giocatori sono arrivati sotto la Curva, era un momento emozionante. Poi alzo gli occhi verso i distinti e mi ritrovo uno che mi inizia ad insultare, che mi invitava a venire verso di lui e mi inizia a sputare. Cerco di stare tranquillo, poi dopo un po’ non ce l’ho fatta più e ho reagito. Non aveva nemmeno sentito quello che avevano detto, erano in 2-3 e poi a loro si sono uniti una parte nei Distinti. I miei colleghi hanno chiesto di uscire e non sarei potuto rientrare, per evitare che l’episodio si ripetesse. La situazione era quella che era, mi hanno anche lanciato contro un oggetto. Ho fatto una relazione alla polizia presente allo stadio e oggi andrò a denunciare”
“Qual era il problema? Sinceramente non lo so – prosegue – . Non ho sentito il coro principale, ma ho sentito le urla da scimmia, mi chiamavano ‘negro’. Cose che mi sono successe in adolescenza, per tutte le volte che mi è capitato… Non ho mai dato peso a queste cose, ma allo stadio non mi era mai successo”. Solo in seguito Amin ha scoperto il video che riprendeva la scena pubblicato su Tiktok “Non è una questione di tifo da stadio, ma di educazione. C’è palesemente nome e cognome della persona che ha fatto il video e lo farò notare alle forze dell’ordine, poi allo stadio ci sono le telecamere che riprendono tutti in entrata e in uscita”.
“Continuerò a fare il mio lavoro, quest’episodio non cambia nulla. Ho avuto solidarietà dagli amici più stretti. I calciatori della Lazio? Non mi ha contattato nessuno, nemmeno della dirigenza. Sono stati fatti cori razzisti anche verso un calciatore del Verona, sempre dalla stessa persona. La squadra che tifo? Preferisco non dirla…”