Scandalo Barcellona, torna alla mente un vecchio sfogo di Josè Mourinho
Leggendo dello scandalo che ha investito il Barcellona, e di riflesso la Liga di Tebas e l’Uefa, dopo che il vicepresidente degli arbitri spagnoli Jose Maria Negreira è stato accusato – con tanto di bonifici documentati – di aver ricevuto, negli anni, 7 milioni dal club catalano, mi è tornato in mente uno storico sfogo di José, il triplete del perche: por qué? por qué? por qué? […].
Oltre a essere un grandissimo allenatore, Mourinho è un professionista con le palle che, difendendo – sì – il proprio lavoro e la squadra, sa guardare oltre: al rispetto delle norme, all’etica, alla legalità. Se non ci fosse, bisognerebbe inventarlo. E chi ce l’ha dovrebbe fare l’impossibile per trattenerlo.
La sua denuncia di ieri è più del dovuto, è la vergogna di oggi. Gli scandali di casa nostra (tre in sessant’anni) han fatto il giro del mondo. Noi siamo italiani furbi. Italiani intrallazzatori. Italiani mafiosi. E loro? Lo scandalo Barcellona – se confermato, ma lo dico per far contenti i garantisti da corsa – è il più grave che io ricordi. Ma non fa abbastanza rumore. Il Real non batte ciglio. Complicità padrona o più semplicemente omertà. Ho pronto un giudizio tranchant: il più pulito ha la rogna. Me lo traducete in spagnolo?
Stasera Mou, così come Allegri, è chiamato a passare il turno di Europa League. Sarri deve superarlo in Conference – Italiano è a posto. Non ne faccio una questione di milioni necessari a club affamati, ma di “cambia-mento climatico” per gli interessati: le casse sono importanti, gli scassamenti anche, vista la deriva presa dalla critica. Lo scrive il Corriere dello Sport.