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Mourinho: “Real Sociedad squadra forte. Non siamo stati fortunati nel sorteggio”

La conferenza stampa di José Mourinho

MOURINHO CONFERENZA STAMPA – José Mourinho torna a parlare alla vigilia di un match ufficiale. Domani ci sarà l’andata degli ottavi di finale d’Europa League contro la Real Sociedad. Di seguito le sue dichiarazioni.

Che tipo di valutazione si può fare sulla Real Sociedad?
“Sono un’ottima squadra, onestamente è difficile trovare punti deboli. Imanol è sicuramente un bravissimo allenatore, la squadra sta molto bene organizzata sia dal punto di vista difensivo che offensivo. Ha giocatori tecnicamente molto bravi, nella Liga stare quarti dietro ai tre giganti è tanta roba, è veramente una squadra di qualità. Non si può dire che siamo stati fortunati, ma quando sei in Europa League, principalmente in questa stagione con un torneo di super qualità, è difficile. Sono sicuro che loro ci guardano con lo stesso rispetto”.

Si parla tanto di Oyarzabal, ma la Real Sociedad punta sul collettivo.
“Se mi parli di Oyarzabal devo dire che è molto bravo, però sono molto più di lui. Anche dal punto di vista individuale hanno altri giocatori di altissimo livello, però più importante è come gioca di squadra. Una squadra difensivamente molto bene organizzata e dal punto di vista offensivo non vive solo della qualità dei giocatori, ma anche dell’organizzazione. Cambiano sistema di gioco con facilità da una partita all’altra o anche nell’arco della stessa, il 4-4-2 a rombo è automatico, quando passano al 4-3-3 danno mobilità ai giocatori offensivi. È una bellissima squadra, in un campionato che conosco bene con tre squadre con un potenziale economico imparagonabile con quelle che vengono dopo, poi c’è questa lotta per il quarto posto e loro sono sempre lì e lo sono dall’inizio. Dopo un girone di Europa League dove trovano il Manchester United e vincono a Old Trafford, vincono il gruppo e fanno due partite di meno, posso solo fare i complimenti”.

Nel 2023 Abraham è cresciuto rispetto alla prima parte della stagione, ma non è quello dello scorso anno. Il vero Abraham era quello dello scorso anno? Cosa gli manca?
“Per me c’è solo un Abraham, che è il giocatore di squadra, che è quello che era in panchina all’ultima partita e che festeggiava il gol in curva. Sembrava che fosse lui ad aver segnato: questo è l’Abraham di cui abbiamo bisogno. Capisco quello che dici, che può fare più gol, che può arrivare ai numeri dell’anno scorso, ma ciò che è importante è il contributo per la squadra. Nell’ultima partita ha giocato un quarto d’ora molto bene, facendo quello di cui la squadra aveva bisogno. Quello che fa un attaccante ha un rapporto diretto con quello che fa la squadra, a Cremona abbiamo giocato male come squadra. Lui e Belotti hanno fatto un bel lavoro contro la Juve ed è quello che mi aspetto. Gol o non gol, per me la cosa che mi fa piacere è che sia un giocatore di squadra. È una settimana unica nella sua vita, è nato il primo figlio, una gioia molto grande, una voglia molto grande di giocare e fare gol per noi. Se loro due lavorano bene per la squadra è sufficiente per me”.

Si augura di essere in panchina domenica col Sassuolo?
“Non mi aspetto niente, non parlo finché il processo non finisce. Dopo non avrò problema a rispondere a un paio di domande, penso che il basico, l’etico, il corretto sia rispettare il processo e aspettare tranquillo senza dire nulla”.

La Roma non riesce ad avere la stessa intensità quando si giocano tre partite a settimana. Ha lavorato da questo punto di vista?
“Dal punto di vista fisico io penso che noi siamo in mani di grandissima qualità, abbiamo preparatore atletico e gente che lavora con lui che sono di altissimo livello, anche il mio modo di lavorare con Salvatore, tutti gli esercizi che facciamo hanno sempre un obiettivo a livello fisico. Penso che a livello fisico facciamo un grandissimo lavoro. Il DNA dei singoli è una cosa che non puoi cambiare e ci sono giocatori che possono giocare ogni giorno, per dirne uno che non gioca più Javier Zanetti poteva giocare 7 partite a settimana, e ci sono altri giocatori che soffrono un po’ di più. Dal punto di vista mentale, di essere capaci di giocare ogni partita con quella pressione buona di vincere, perché se non vinci gli obiettivi di squadra sono un problema, è più questo. Quando dicevo che le ultime classifiche della Roma, inclusa la mia, siamo finiti sesti, settimi l’anno prima, l’anno prima sesto o settimo di nuovo (quinti, ndr), non aiuta, è un piano di equilibrio in cui finire un punto in più o in meno, sesto, settimo, ottavo o quinto, non vivi con quella pressione. La mente si abitua a questo e si abitua alla tranquillità di non sentire questa pressione. Siamo in evoluzione sotto diversi aspetti, nel primo anno, parlando di grandi partite, abbiamo perso due volte con la Juve, col Milan, con l’Inter, quest’anno abbiamo battuto la Juve, l’Inter, abbiamo pareggiato col Milan. Sotto questo aspetto penso che la squadra sia cresciuta dal punto di vista mentale. La continuità di dover vincere tre partite in una settimana è una cosa su cui facciamo fatica”.

Dybala sembra più completo, qual è la sua responsabilità e quali sono gli stimoli?
“Il merito è suo, della squadra, ha trovato un gruppo empatico e l’amore della tifoseria. Cerco di gestirlo fisicamente, ha avuto un passato non facile. È arrivato molto motivato, con la motivazione di giocare un mondiale che ha vinto. Si sente importante perché è importante, non è rinato ma rinnovato nelle motivazioni. Sono felice, è un ragazzo straordinario che merita questo affetto”.

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