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La Roma ripensa a Conte: dall’idea di Sabatini alla trattativa del 2019, storia di un corteggiamento

Conte apre alla Roma, una storia di corteggiamenti e colpi di scena lunga quasi un decennio. Ecco alcuni retroscena sui contatti del 2019 e sulle possibili sue richieste

Antonio Conte e la Roma, una storia che ciclicamente ritorna con sfumature e attese diverse. Una liaison che potrebbe vivere finalmente un epilogo felice, anche se i contorni della vicenda sono ancora tutti da scoprire. Anni fa Walter Sabatini pensò al tecnico, all’epoca della Nazionale, come possibile sostituto di Garcia.

Il francese dopo due stagioni sembrava aver già espresso tutto il suo potenziale e più di qualcuno a Trigoria riteneva concluso il suo ciclo. Non c’erano però margini operativi per ottenere il sì dell’allenatore (incontrato in gran segreto a Roma dall’ex ds giallorosso), poi Garcia rimase ma fu esonerato a gennaio con il ritorno di Spalletti per il suo secondo mandato nella capitale.

Totti in campo, il vertice di Siena e il dietrofront finale

Il secondo tentativo risale all’estate del 2019. La Roma era immersa nella velenosa coda finale della prima esperienza americana, la situazione era particolarmente instabile sul piano strutturale e finanziario, ma il duo Fienga-Totti tentò comunque il grande colpo. Primi incontri positivi, uno in particolare a Siena tra l’ex manager giallorosso e l’allenatore pugliese. Contatti costanti tra Francesco e Antonio, vecchi amici di Nazionale. Accordi verbali sulle cifre economiche e sullo staff, ma furono tre le variabili ad arrestare improvvisamente la trattativa: la prima riguardava il mercato. La Roma non aveva in quel momento un direttore sportivo operativo (Petrachi si liberò dal Torino ufficialmente solo il 1 luglio) e Conte nutriva seri dubbi sulla possibilità del club di soddisfare le sue richieste. Dubbi poi fugati dagli arrivi di Veretout, Mancini, Spinazzola ma soprattutto di Mkhitaryan e Smalling oltre alla conferma di Dzeko. Tanto che Conte nei mesi successivi, a margine di un Roma-Inter si complimentò con la dirigenza giallorossa per il lavoro svolto sul mercato.

La seconda variabile è un incontro richiesto da Conte ai dirigenti giallorossi con Pallotta. E questo è forse il retroscena più clamoroso. Il tecnico voleva conoscere de visu il presidente, parlarci, comprendere realmente le sue intenzioni. Respirare insomma che aria realmente tirasse nella capitale, perchè da fuori si percepiva tanta instabilità. Ma Jim rimase a Boston, convinto forse da altri consiglieri a non esporsi su questa situazione.

La terza inevitabilmente fu la discesa in campo prepotente di Marotta e dell’Inter: il club nerazzurro entrò di forza nella corsa ad Antonio Conte, nelle ore successive all’esonero di Spalletti. Aveva più margine di spesa e più potere per convincere l’allenatore. Ci riuscì e il tecnico con eleganza, in una famosa intervista alla Gazzetta dello Sprot, a proposito del lungo corteggiamento della Roma, rispose: “Un giorno allenerò i giallorossi ma oggi non ci sono le condizioni”. Un concetto sintetico, che racchiude però quanto descritto.

Napoli o Roma, strade percorribili per Conte

Ma arriviamo ai giorni d’oggi. Immaginare già oggi una Roma dopo Mourinho è realmente complicato e forse anacronistico. C’è ancora tanto, troppo da scrivere di questa stagione in termini di risultati e riflessi economici sulle prossime annate. Una società ambiziosa però deve iniziare a lavorare sulle prossime stagioni, soprattutto per il peso specifico che il lusitano ha avuto nel tessuto organico del club.

Più di un’indiscrezione conferma che la Roma avrebbe riallacciato i contatti con Conte nelle scorse settimane, dopo la rovinosa caduta col Genoa. Il tecnico ha risposto ai giallorossi ciò che poi ha detto anche al Napoli qualche giorno fa: “In corsa non se ne fa nulla”. Le sue remore sono legate alla difficoltà enorme di incidere su una squadra non costruita con le sue idee in estate. Non è solo questione di moduli, ma di metodologia di lavoro. Conte aspira ad iniziare un percorso almeno triennale, potendo scegliere su chi puntare e chi no, avviando quella ‘selezione naturale’ in seno al gruppo, che si fonda molto sulla capacità di reggere determinati ritmi mentali e fisici rispetto ai suoi dettami di lavoro.

“Roma e Napoli sono piazze che vivono di passione e mi piacerebbe lavorare lì, ma non oggi in corsa. Un giorno penso accadrà”. Un’apertura chiara del tecnico rilasciata ai microfoni del programma televisivo ‘Le Belve’. L’ex ct azzurro è smanioso di rientrare. Ha già ricomposto uno staff di altissimo profilo e come ha più volte dichiarato in questi giorni, quando tornerà in pista lo farà carico come non mai.

La società giallorossa finora non ha lanciato segnali di rinnovo a Mourinho e la situazione sembra ormai cristallizzata e indirizzata verso l’addio a fine stagione. Su piazza non è difficile constatare che Conte sarebbe per curriculum, prospettive, ambizioni, probabilmente il miglior sostituto possibile. A livello ambientale certamente più divisivo di Mourinho (per i suoi trascorsi ovviamente), ma raccoglierebbe in termini di entusiasmo e partecipazione un’eredità straordinaria con oltre 60 mila persone allo stadio sempre presenti. Troverebbe a livello strutturale, rispetto a Napoli, un centro sportivo moderno, nuovamente ampliato di recente e confacente alle sue necessità.

Lavorerebbe in una società con ampi margini di manovra e con un presidente – Friedkin – pragmatico, appassionato ma non ingombrante a dispetto di De Laurentiis, che di allenatori ne ha fagocitati parecchi negli ultimi 15 anni. Certo sul mercato le possibilità di spesa sarebbero ridotte ed è forse questo l’aspetto che andrebbe maggiormente chiarito prima di qualsiasi altro discorso.

Il contratto? Sulla carta non sarebbe un problema. Conte accetterebbe un’offerta intorno ai 7-8 milioni, cifra che attualmente percepisce Mourinho e che a Napoli mai nessuno ha ricevuto. Dettagli, riflessioni, ambizioni e obiettivi, con tanta strada ancora da percorrere da qui a giugno, e potenziali squali in grado di poter spegnere sul nascere, nuovamente, il Conte-ter. Ma l’amo è stato gettato…

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