A margine dell’evento organizzato a Trigoria per i membri del Business Club, la community dei clienti corporate della Roma, ha parlato Daniele De Rossi. L’allenatore giallorosso ha parlato del ruolo chiave dei Friedkin e del suo ruolo di allenatore.
Sui Friedkin
“Passo qui tanto tempo, i calciatori devono fare due ore di lavoro, le terapie, i massaggi e possono andare via mentre un allenatore deve rimanere. Un giocatore qui non ha alibi, ha tutto quello che serve per essere perfetto, Trigoria è un centro sportivo all’avanguardia grazie all’impegno della proprietà, all’attenzione e agli investimenti della famiglia Friedkin per questo club”.
Sul De Rossi allenatore
“Ho sempre saputo che avrei fatto questo mestiere, ma ho cominciato a dirlo alle persone a me vicine negli ultimi 5-6 anni della mia carriera. Un allenatore lavora tante ore al giorno e deve essere ossessionato dalla perfezione. Nella Roma il trasporto emotivo è diverso, ho quarant’anni di storia alle spalle, ma il mio approccio alla professione era lo stesso anche alla Spal. Non mi piace fare promesse, ma posso dire che un tasto su cui batto spesso con i miei giocatori è che alla Roma non deve mancare mai il coraggio. Potrei anche dire che avremo sempre grinta, ma sarebbe una frase fatta”.
Sulla Roma
“L’impatto visivo del marchio Roma in giro per il mondo – ha proseguito – è importantissimo. La Roma è una cosa che ti porti dietro. Spalletti racconta sempre un aneddoto: allenava lo Zenit San Pietroburgo e incontrò un bambino in ascensore. Nonostante il mister portasse il cappotto dello Zenit, con lo stemma del club russo, il bambino gli ripeteva: “Tu Roma, tu Roma”. Roma e la Roma sono questa cosa qui. I tifosi sono il motore che ci muove, ogni giorno”.