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Da incognita con Mou a pilastro con De Rossi: la parabola ascendente di N’Dicka

Il centrale ivoriano sta vivendo una vera e propria fase di trasformazione sotto la guida del nuovo tecnico: la dinamica e il cambio di mentalità adottato negli ultimi mesi

Nel corso di una stagione esistono storie che si sviluppano come quei racconti d’avventura che si leggevano da bambini, accompagnati spesso da colpi di scena, svolte imprevedibili e caratterizzati da un personaggio che emerge dall’ombra per lasciare improvvisamente il segno. È il caso di Evan N’Dicka, difensore centrale della Roma, classe 1999, trasformatosi in pochi mesi da oggetto misterioso della rosa capitolina a pilastro inamovibile di formazione, grazie alla modifica della visione tattica dovuta al cambio di allenatore in panchina.

 

Un inizio difficile con Mourinho: la scelta forzata dopo l’infortunio di Smalling

Conteso da diverse squadre in Europa, tra cui anche il Milan, dopo un lungo tira e molla, alla fine N’Dicka atterra a Roma a giugno 2023 con la formula di un trasferimento a parametro zero dall’Eintracht Francoforte e un contratto di cinque anni da 4 milioni di euro a stagione. Terminate le procedure di rito, il centrale francese, naturalizzato ivoriano, si mette immediatamente a disposizione del tecnico José Mourinho. “Il progetto che mi è stato illustrato, assieme alla storia e al prestigio di questo Club, mi ha spinto a venire a Roma, una città fantastica che ama e vive di calcio: non vedo l’ora di scendere in campo all’Olimpico davanti ai miei nuovi tifosi e di poter dare il mio contributo per il raggiungimento dei nostri obiettivi” dichiara nella conferenza stampa di presentazione. Con il tempo, però, si intende subito che lo Special One ritiene il giocatore non ancora pronto per giocare ad alti livelli; l’esordio in una partita ufficiale tarda ad arrivare, ed Evan passa le prime tre giornate di campionato seduto in panchina, senza disputare neanche un minuto. Mourinho sembra preferire Diego Llorente, schierato regolarmente al posto del ceduto Ibanez nel terzetto di difesa assieme agli inamovibili Smalling e Mancini.

Indiscrezioni parlano di un possibile cambio di modulo con il passaggio alla difesa a quattro, nel quale N’Dicka potrebbe cambiare ruolo e giocare come terzino sinistro, ma nulla di concreto. Il tempo passa, ma del giocatore neanche l’ombra. A stravolgere la situazione, l’infortunio di Smalling nella gara casalinga contro il Milan, che permette al classe 1999 di sostituirlo ed esordire contro l’Empoli. Poche settimane dopo, poco soddisfatto delle sue prestazioni in campo, lo Special One dichiarerà in conferenza stampa: “N’Dicka è un ragazzo che ha bisogno di imparare a giocare con noi. L’operazione del suo trasferimento qui a Roma è stata fatta molto bene da Tiago Pinto, ma ricordo che, quando arrivò, mi disse sarebbe stato perfetto per fare panchina e crescere con me. È diventato titolare ogni partita, data la situazione dell’infortunio di Smalling. Sono in difficoltà”. Fino al termine dell’impiego del tecnico portoghese nella Capitale, datato 16 gennaio 2024, N’Dicka giocherà, non per scelta tecnica, ogni partita da titolare, sia in campionato che in coppa, senza però raccogliere risultati particolarmente positivi (1.783′ minuti totali, 20 presenze, 5 cartellini gialli e 1 assist).

Una seconda vita: l’arrivo di De Rossi cambia tutto

Come anticipato, il 16 gennaio 2024 i canali ufficiali della Roma comunicano a sorpresa l’esonero di José Mourinho dal ruolo di responsabile tecnico della prima squadra. Lo Special One, dopo aver lasciato Trigoria in lacrime, cede il posto a Daniele De Rossi, che si inserisce immediatamente nell’ambiente capitolino e opera senza timore modifiche tattiche alla rosa e agli schemi di gioco. Nella seconda metà della stagione, dunque, le sorti di N’Dicka subiscono una radicale trasformazione. Da elemento opaco e inascoltato, complice forse anche il trionfo in Coppa D’Africa con la Costa D’Avorio, che contribuisce a dargli una notevole iniezione di fiducia nelle sue prestazioni, il ragazzo si guadagna la fiducia e la stima del nuovo capo, che riconosce in lui l’importanza del suo ruolo e nelle sue qualità tecniche.

Dal giorno dell’insediamento di De Rossi, infatti, la forza fisica di N’Dicka si è rivelata un’arma a favore per la retroguardia giallorossa, specialmente nelle fasi di non possesso del pallone. Capace di adattarsi sia a una difesa a tre che a una a quattro, il suo ingegno tattico e la sua versatilità sono uscite fuori con naturalezza, rendendolo un elemento indispensabile per l’assetto difensivo della squadra. Schierato principalmente come centrale di sinistra in una difesa a quattro al fianco di Mancini, o come braccetto sinistro in un assetto a tre, N’Dicka sta rapidamente dimostrando di poter dare il suo contributo in qualsiasi posizione, come fece vedere già a Francoforte. Ma non è solo questione di potere fisico, altezza e vantaggio nei colpi di testa; l’ivoriano possiede anche una buona tecnica, che gli consente di costruire azioni dall’ultima linea e di avviare l’azione con precisione. L’intelligenza tattica, mancata nel periodo mourinhano, è adesso evidente nel modo in cui legge il gioco e si posiziona in campo. Guardando al futuro, le prossime sfide si presentano particolarmente impegnative per i giallorossi, che oltre a dover superare i vari scogli in campionato per provare ad agguantare il quarto posto, se la dovranno vedere anche con il Milan, che attende i capitolini ai quarti di finale di Europa League. Naturalmente, il palcoscenico europeo offre l’opportunità perfetta a N’Dicka di dimostrare, ancora una volta in questo periodo di stagione, il suo valore; proprio contro la squadra che lo aveva a lungo cercato nella scorsa finestra estiva di mercato. In un contesto in cui la difesa è fondamentale, dunque, chissà se la parabola ascendente di N’Dicka non possa rivelarsi cruciale nel doppio confronto con i rossoneri.

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