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Stargate Roma

La Roma, in tutte le sue componenti, sembra aver attraversato una porta dimensionale dove il normale è diventato surreale

Nel 1994 uscì nei cinema di tutto il mondo un film dal titolo ‘Stargate’. I trentenni e quarantenni di oggi lo ricorderanno sicuramente, nonostante la pellicola diretta da Roland Emmerich non abbia certamente lasciato segni indelebili nella storia della cinematografia mondiale.

Eravamo comunque bambini e sognavamo di essere protagonisti di grandi saghe e storie di fantascienze, magari attraversando anche noi una porta dimensionale per ritrovarci su un altro pianeta. Ecco la Roma, in tutte le sue componenti, sembra aver attraversato quel wormhole e viva in una realtà parallela, dove il normale è divenuto surreale, dove il tangibile è diventato aleatorio.

A partire da una proprietà distante e silente (quelli di prima erano distanti e parlavano troppo, mai una via di mezzo…), che continua a spendere mensilmente decine di milioni di euro per sostenere una società che sembra peggiorare ogni anno i suoi risultati sportivi, ora anche schiacciata da un settlement agreement che impedisce di fare investimenti sul mercato. Una proprietà inoltre che dopo l’ingaggio di Pinto, si potrebbe affidare nuovamente ad una società esterna per rintracciare il nuovo dirigente, a cui sarà affidato il compito di rifondare il club, non avendo capito che il calcio si fa nella realtà e non sui computer.

Un direttore sportivo, esautorato o dimissionario cambia relativamente, che nonostante sia stato salutato ufficialmente da giorni, dirige le operazioni di un tortuoso mercato invernale, trattando prima un 37enne al tramonto della carriera e inviso alla piazza, poi ingaggiando un 18enne di proprietà di una big, che al massimo sarà valorizzato per gli altri. Intanto l’ossessione Sanches è ancora a Trigoria e non sembra aver voglia di lasciarci fino a giugno, un calciatore che costerà complessivamente 7 milioni di euro di ingaggio più 1 milione di prestito.

Scendendo i gradini della Piramide (tanto per restare in tema Stargate), c’è ovviamente Josè Mourinho, l’allenatore senza rinnovo che al contrario di quanto fatto e detto nella sua lunga e prestigiosa carriera, improvvisamente a 6 mesi dalla scadenza, dichiara urbi et orbi che è disposto a restare qui, anche al costo di comprimere la sua ambizione di vittorie storicamente legata quasi esclusivamente, al valore dei tanti grandi campioni allenati. Lo stesso allenatore che insiste nel giocare a tre dietro quando di centrali difensivi fatica ad averne di media due a disposizione, che dopo il quarto derby consecutivo senza vittorie e senza reti all’attivo, parla di ‘rigore moderno’ dimenticando che tre giorni prima aveva pareggiato contro l’Atalanta con la medesima modalità. Ma che soprattutto afferma con forza che senza Dybala, ha visto facce impaurite e gente che quasi quasi non sarebbe rientrato in campo contro la Lazio priva dei suoi tre migliori calciatori (Provedel, Luis Alberto e Immobile).

All’ultimo piano ci sono i giocatori, sui quali ci sarebbe tanto da dire, ma alcuni si descrivono da soli. Si fatica a fare cross, passaggi a tre metri, tiri in porta, a volte si fatica a correre dietro un avversario (oh non Bolt…) alternando prestazioni come quella con l’Atalanta a scempi calcistici come il derby di ieri nel giro di 72 ore. Gente che si tira fuori al primo dolorino, gente che sta pensando al futuro, gente che probabilmente, una volta giunta qui in prestito, dà la sensazione di esser già stufo di giocare nella Roma.

Il quadro desolante all’11 gennaio è questo ed è purtroppo supportato dai risultati di una squadra che di media ogni tre partite ne perde una: il peggior girone d’andata in campionato degli ultimi 20 anni, un secondo posto nel girone d’Europa League forse più scadente di sempre, l’uscita di scena in Coppa Italia sistematica ai quarti, questa volta contro la Lazio.

In attesa di capire cosa sarà la Roma da qui ai prossimi mesi, forse anni, un dato è certo: la fatidica porta di Stargate non l’ha oltrepassata solo il pubblico della Roma, soprattutto quello che costantemente riempie l’Olimpico e che ieri ha inscenato un’altra emozionante coreografia, che si riferiva all’anima della Roma: cioè lo spirito Testaccino, l’esser rappresentanti di un popolo, l’ardore, il coraggio, il saper buttare sempre il cuore oltre l’ostacolo. Un ossimoro o una beffarda contraddizione, perchè al cospetto di uno spettacolo sugli spalti così, in campo si sono nascosti, un’altra volta dinanzi a Mandas, Patric, Lazzari, Vecino, Castellanos, Isaksen e compagnia cantante…

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